Lo psichiatra saggista Paolo Crepet si scaglia ancora una volta contro il sistema scolastico, una condanna che dovrebbe far riflettere.
La visione del popolare psichiatra e saggista Paolo Crepet, riguarda il nostro sistema scolastico, è molto critica, ma anche costruttiva. Può essere uno spunto di riflessione davvero interessante per rivedere l’intero sistema scolastico italiano che, secondo le parole di Crepet, “tende all’uniformità, soffocando l’individuo”. Una dimensione che limita fortemente la creatività, schiacciando l’essere umano.
Tra l’altro, il sistema scolastico italiano annienta la passione degli studenti, i quali si recano a scuola privi di entusiasmo, soltanto perché sono costretti. Studiare, seguire le lezioni, ma essere privi di motivazione e di passione, di certo non è il modo corretto di educare i ragazzi. Il sistema pone più enfasi sui voti che sullo sviluppo personale, e ciò rappresenta anche un grosso problema nello stimolo della creatività del giovane.
Condanna al sistema scolastico, le parole di Paolo Crepet fanno riflettere
La riflessione dello psichiatra, però, non si limita soltanto al sistema scolastico in generale, ma anche al tipo di educazione che si sta dando ai ragazzi, sia a scuola che in famiglia. “La scuola non boccia più, le famiglie non educano più”. In poche parole è racchiuso tutto il rammarico di Crepet, il quale afferma che ormai la società tende a evitare il fallimento, quando in realtà, il fallimento fa parte della vita ed è uno stimolo in più per fare sempre meglio, come aveva anche detto Vincenzo Schettini, professore di fisica, diventato popolare grazie al suo canale La Fisica che ci Piace.
In effetti, fallire serve per forgiare il carattere, è un’opportuna in più, che fa soffrire, non è bella, ma è costruttiva. Gli studenti, invece, educati male e non esposti al fallimento, non riescono a imparare dai propri errori, e ciò si riflette poi una volta diventati adulti, nella vita reale. Gran parte degli studenti, infatti, è totalmente impreparata a vivere nella società, e ciò scatena una serie di disturbi e di problematiche mentali e sociali.
Impreparati a vivere la realtà: tutto parte dall’educazione
D’altronde, il messaggio che ormai regna sovrano in tutte le società mondiale è quello di guadagnare soldi, mentre il resto non conta. “Ci vogliono i soldi per i sogni”, si suggerisce troppo spesso agli studenti, quando invece, si tratta di un messaggio sbagliatissimo, perché sarebbe il contrario, ossia che i sogni possono offrire opportunità finanziarie, non viceversa.
Soffocare l’unicità dell’individuo, distruggere i sogni e la creatività degli studenti, sta portando la società sempre più verso il baratro, crescendo generazioni di persone ignoranti, prive di passioni, che ricercano solo il profitto economico. Occorre rieducare le nuove generazioni, trasmettendo loro creatività, nuovi principi e nuovi valori, e insistendo sulla cultura, sull’arte, sull’entusiasmo, spostando l’attenzione dalla ricerca ossessiva del guadagno.
Semplice da spiegare, più difficile da applicare, quando, in un contesto come quello odierno, scuola e lavoro non comunicano, non si vengono incontro, e spesso, avere un titolo è una discriminante, a volte non conta nulla, perché non si vedono di fronte agli occhi opportunità concrete, ma solo precariato, disoccupazione, migrazione all’estero, salari da fame.
Il problema è a monte, e la vera domanda è: conviene davvero studiare, sacrificarsi, per poi vivere male? Quando basterebbe fare inutili video cretini della durata di 15 secondi per guadagnare? Ecco, si dovrebbe dare valore maggiore al cervello, un valore morale, ma anche economico.