Scopriamo alcune informazioni utili riguardanti la maternità e il periodo di allattamento: quali sono le indennità e i permessi sul lavoro.
Tutte le neo mamme, subito dopo la nascita del proprio bambino e per tutto il periodo di allattamento, possono richiedere dei permessi sul lavoro. In cosa consistono e per quanto tempo se ne può usufruire? Si tratta di tutele riconosciute a entrambi i genitori, quindi sia mamme che papà. Ovviamente, il padre ne può usufruire solo a condizione che la mamma sia impossibilità all’allattamento.
I lavoratori dipendenti possono dunque assentarsi sul luogo di lavoro per curare il proprio bambino e avere tempo per prestare le cure e le attenzioni necessarie. In tal caso, il genitore percepisce un’indennità a carico dell’INPS, in misura pari al 100% dello stipendio percepito dall’azienda per la quale si lavora. La durata di questo permesso è di una o due ore, in base all’orario che si ha sul contratto.
I periodi per l’allattamento spettano soltanto nel primo anno di vita del bambino, la misura si estende a tutti i genitori, anche a quelli adottivi o affidatari, sempre entro il primo anno di vita del piccolo. I permessi per l’allattamento sono pari a due ore al giorno, per chi lavora oltre sei ore quotidiane, mentre un’ora al giorno per i lavoratori part time. Le due ore di permesso possono essere unite, oppure distribuite in altra maniera. C’è una differenza nel rapporto tra maternità e lavoro che mette in luce un divario geografico tra nord e sud Italia.
Il lavoratore, ad esempio, al posto di usufruirne insieme, può suddividerle nell’arco della giornata, magari facendo un’ora al mattino e un’ora al pomeriggio. Naturalmente, la decisione va comunicata al proprio datore di lavoro. Se una persona è genitore di due gemelli, i periodi di riposo raddoppiano. Anche in questo caso, può farne richiesta anche il padre, ma solo se i figli sono affidati a lui, o se la mamma è deceduta oppure presenta una malattia invalidante.
Il padre può effettuare la domanda anche quando la mamma non è una lavoratrice dipendente, oppure nel caso in cui lo sia, ma non si avvale del congedo parentale. Non vi alcun obbligo di richiesta di permessi o di congedi, quindi la scelta è libera, e non vi è alcun vincolo legato al periodo temporale per usufruirne. Insomma, il tutto è a discrezione del genitore. Il genitore, in accordo con il proprio datore di lavoro, può usufruire di permessi e congedi, ma sempre rispettando le esigenze della società per la quale si lavora.
I permessi per allattamento non sono cumulabili con il congedo parentale. Durante le ore di permesso, il lavoratore percepisce comunque il 100% della retribuzione che gli spetta. L’indennità viene anticipata dal datore di lavoro, il quale poi potrà recuperare la somma effettuando la richiesta all’INPS. Qui invece parliamo delle novità riguardanti il congedo di paternità 2023.
Solo in alcuni casi è direttamente l’INPS a fornire l’indennità al genitore, ossi quando il lavoratore ha contratto stagionale a tempo determinato, oppure per i lavoratori agricoli a tempo determinato. Infine, se il lavoratore opera nello spettacolo e ha contratti saltuari o a termine. Per quanto riguarda le lavoratrici dipendenti, basta semplicemente inoltrare la richiesta alla propria azienda, mentre per quanto riguarda i padri, la richiesta si deve presentare sia al datore di lavoro che all’INPS.