Sono molteplici sono le cause che possono attivare uno stato di insonnia e, qualora diventasse cronica potrebbe a sua volta innescare altre problematiche.
Sta oramai diventando una problematica diffusissima, quella che va per la maggiore, una sorta di moda, si fa per dire, tanto comune e diffusa, pari a quella di vedere una serie tv su una nota piattaforma di intrattenimento. Parliamo della difficoltà di prendere sonno e, anche qualora ci riuscissimo, riuscire ad avere una qualità di riposo omogenea, qualitativamente parlando, per tutta la notte.
Più nello specifico parliamo della famigerata insonnia notturna che nei casi più estremi può arrivare ad essere definita come una vera e propria patologia. Un dato in questo senso può darci un’idea della diffusione che questo fastidioso problema ha raggiunto. Ultimamente l’associazione italiana medicina del sonno (AIMS) ha esposto dei dati inequivocabili. Siamo tra i sei ed i sette milioni a soffrirne; se poi aggiungiamo coloro che soffrono di questa patologia in modalità cronica la cifra raddoppia. E questo solo nel nostro bel Paese.
Esistono in primis, diversi tipi o livelli di insonnia; sommariamente possiamo identificarli con la difficoltà di addormentamento, i numerosi risvegli dal sonno notturno, un risveglio troppo anticipato al mattino ed infine una sorta di mix tra tutte le tipologie. Almeno per un livello di quelli appena elencati, nello specifico il terzo, ovvero risvegli mattutini troppo anticipati e, all’incirca nello stesso periodo temporale, è stato scoperto che ciò può derivare dal malfunzionamento di alcuni organi in particolare come fegato o polmoni; niente di necessariamente preoccupante, infatti potrebbe solamente voler dire che lo smaltimento di tossine o impurità è di poco più lento, e ciò tende a rendere più probabile il risveglio durante le ore di sonno notturno che, come sappiamo, svolgono la funzione di purificare fino a rigenerare l’organismo.
Facciamo allora innanzitutto chiarezza su quando effettivamente possiamo parlare di vera e propria patologia e quando invece possiamo definire la difficoltà ad addormentarsi come un fastidio o disturbo volatile e transitorio; Inseriamo nella categoria patologica un disturbo persistente che possa superare almeno i tre o quattro mesi, all’interno dei quali si manifesta come invasivo e per l’appunto costante. Se invece il fastidio tende ad apparire anche di frequente ma a ridursi fino a scomparire nell’arco di pochi giorni o settimane rimarrà circoscritto nella categoria dei fastidi transitori.
Prima di affrontare le soluzioni volte a risolvere il problema è bene soffermarsi sulle conseguenze derivanti da un’esposizione cronica alla bassa qualità del sonno notturno. Dormire male cronicamente difatti, depotenzia il sistema immunitario, può ridurre la memoria aumentando la probabilità di patologie serie depressione, diabete e in casi estremi anche problemi cardiovascolari. Passando infine alle soluzioni, una di queste è certamente la terapia cognitivo-comportamentale. Più nel particolare consiste nel formare un’associazione di idee salda e ben definita tra camera-letto-sonno rimuovendo quelle variabili che influenzano la mente al non dormire; sostanzialmente a guidare il paziente nella gestione dei momenti di riflessione sui proprie preoccupazioni,il tutto finalizzato al raggiungimento di una qualità del sonno quantomeno sufficiente. Va detto, in questo caso, è assolutamente consigliabile affidarsi ad uno specialista.