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Attualita

È definita nomofobia, una dipendenza patologica sempre più diffusa

Pubblicato da
Andrea Cerasi

La dipendenza da smartphone è sempre più diffusa e comporta tanti disagi psicologici: gli esperti parlano di nomofobia. In cosa consiste?

Negli ultimi anni, complice l’invenzione e la diffusione dei social, è nata una nuova patologia, una dipendenza psicologica, legata all’utilizzo degli smartphone. Sempre più persone, giovani e non, sono schiave del telefonino, e subiscono effetti anche gravi della dipendenza. Tra le patologie insorte di recente, troviamo quella del doomscrolling, ossia la ricerca ossessiva di notizie negative.

Ragazzi controllano smartphone (Canva) – Inran.it

Ma non solo, perché il virtuale si è andato sostituendo con la realtà, e quindi viviamo una doppia vita, quella vera e quella che facciamo vedere sui social, fino a un punto in cui non riusciamo più a distinguere l’una dall’altra. Occorre riprendersi la realtà, vivere la vita reale, e disintossicarsi dai social. Ma in cosa consiste, esattamente, la nomofobia?

Nomofobia, in cosa consiste questa dipendenza da smartphone e che problemi comporta

Schiavi del telefonino (Canva) – Inran.it

Gli effetti negativi del troppo utilizzo dello smartphone sono sotto gli occhi di tutti. Tra questi, troviamo mal di schiena, problemi alla vista, stati di ansia, confusione tra vita reale e vita sociale, falsa percezione di sé. Fare a meno degli smartphone è molto difficile, dal momento in cui questi apparecchi fanno parte delle nostre vite, e contengono le nostre vite.

Con i telefonini ormai non solo telefoniamo, ma comunichiamo con il mondo, ci lavoriamo, ci studiamo, ci troviamo un partner o nuove amicizie. Questi dispositivi fanno parte della nostra quotidianità, sono diventati essenziali. Eppure, tra le fobie che questi comportano c’è n’è una definita nomofobia. La nomofobia è l’assenza dello smartphone per una periodo di tempo limitato, una condizione che provoca stress e ansia.

Dipendenti dagli smartphone (Canva) – Inran.it

Essere fortemente dipendenti dal cellulare per sbirciare sui social, per controllare i like ricevuti o gli aggiornamenti nei post dei propri contatti. Nomofobia significa appunto “No Mobile Phone Phobia”, ossia la paura di non controllare il telefonino. Si tratta di una dipendenza patologica che comporta una frenesia nel sapere chi ti ha scritto, o di leggere la notifica arrivata.

Il livello di dopamina sale, destando attenzione nell’individuo, scatenando un gioco di attesa nervosa nel controllare il telefono. Questo fenomeno è sempre più diffuso in tutto il mondo. A essere maggiormente colpiti sono i giovani, in particolare la fascia 18 – 25 anni, ma è presente in tutte le fasce di età. Chi resta senza controllare il telefono anche per pochi minuti, ha attacchi di panico, attraversa momenti di ansia, inoltre può provare tachicardia e tremori.

Disconnettersi dalla vita virtuale, almeno ogni tanto, fa bene alla salute mentale. Una volta che si effettua questa specie di detox, ci si accorge di quanto tempo si perda a controllare e a scrollare il telefonino. Sbarazzarsi della nomofobia è possibile, basta spegnere il telefono anche solo per un paio di ore.

Si riscopre un tempo che sembrava dimenticato, e si valorizzano maggiormente gli istanti di vita vera. Ad esempio, i giovani stanno adottando una misura molto intelligente di detox tecnologico, recuperando i vecchi telefonini, utili sono per telefonare o per mandare SMS. Una moda sempre più estesa che permette di combattere la dipendenza da smartphone.

Andrea Cerasi

Romano, laureato in Lettere all'Università La Sapienza di Roma, è autore di romanzi e saggi. Appassionato di ambiente e di sostenibilità, amante della natura e degli animali.