La dura realtà che l’uomo fatica ad accettare e realizzare riguarda proprio quella degli allevamenti: da dove arrivano mucche e uova?
Fin da quando siamo piccoli, siamo è abituati a vedere immagini di mucche felici che pascolano libere nei campi attraverso le pubblicità. Ma la verità è ben diversa e distante dalla realtà. La maggior parte degli allevamenti, infatti, non sono come appaiono o come vogliono far vedere. Si potrebbe prendere come esempio qualsiasi animale, ma in questo articolo si approfondisce in particolare il caso di mucche e galline.
Ad oggi, dopo decenni di selezione genetica, le mucche sono diventate delle macchine da latte. Grazie all’intervento umano negli anni, sono arrivati a creare mucche che producono più di 30 litri al giorno di latte con picchi tra i 60 e 70. La genetica ha fatto miracoli, ma a differenza di ciò che vuole la natura, ovvero un esemplare maschio che insemini una femmina per produrre un cucciolo e quindi latte, perché come per tutti i mammiferi senza una gravidanza non c’è latte, i produttori del latte sono ben lontani da questo sistema “naturale”. Così come hanno trovato il sistema di produrre più latte, lo stesso vale per la produzione delle uova.
La realtà che nascondono gli allevamenti di mucche e galline
Grazie alla genetica, gli allevatori hanno trovato con il tempo, il modo di produrre sempre più latte. Il concetto di maschio che insemina la femmina non esiste più. Tutto il procedimento avviene senza il maschio e gli animali sono inseminati tramite zootecnia, ovvero una tecnica artificialmente controllata dall’uomo.
Una volta nato, il cucciolo viene ingabbiato, privato del latte della madre e destinato al macello se maschio. Se è femmina viene alimentata con surrogati del latte e destinata a future inseminazioni. Nel caso di cucciolo di bufalo, nella produzione di mozzarella, questo è lasciato morire perché risulta solamente un costo, non avrebbe senso per l’allevatore farlo crescere poiché la sua carne non ha mercato. Ogni mucca vivrebbe circa 20 anni in natura, ma queste selezioni genetiche, sommate allo sfruttamento, portano gli allevatori a sbarazzarsene dopo circa 4/5 anni. Diventano non più produttive, stremate dalle circa 4 gravidanze consecutive e dalle continue mungiture subite ogni giorno. Appena dopo circa un lustro, diventano carne e vengono macellate.
Il caso dell’allevamento di galline
Nel caso delle uova, invece, gli allevamenti sono costituiti da animali ammassati senza pelo perché indotti a produrre uova di continuo. Sovraffollamento, stress, spazi stretti e diete carenti, portano questi animali a strapparsi le piume di dosso a sé stessi o alle altre galline. Si trovano condizioni igieniche assenti, cadaveri ovunque e le nuove leve sono private del becco con macchinari appositi per evitare il più possibile episodi di cannibalismo.
A questi ritmi, la produttività cala dopo pochissimi anni e le galline più vecchie, ormai stremate vengono sostituite dalle nuove leve e sono di conseguenza gettate via o finiscono al macello. I pulcini maschi che non servono a niente, vengono tritati vivi o abbattuti col gas. Questo sistema è ciò che si nasconde dietro al più del 90% delle uova che si trovano al supermercato, che siano allevate a terra o meno.
A differenza del latte, che richiede una gravidanza e un cucciolo per poter esistere, le uova no. La natura prevede che le galline facciano uova. Avere le galline a casa è un vantaggio da tutti i punti di vista: etico ed economico. Pochi però, possono avere la fortuna di avere lo spazio e il tempo di avere le galline a casa o un amico agricoltore vicino di casa. Nell’ambiente casalingo, le galline non assumo farmaci e crescono in un ambiente sano e soprattutto, vivono sotto la luce del sole.