Mettere il bambino in punizione non sempre è la scelta più adatta alla sua educazione: non comprende che quello che ha fatto è sbagliato.
Il compito dei genitori è quello di insegnare ai propri figli a comportarsi bene ed è un “lavoro” che richiede tempo e pazienza. Tuttavia alcune strategie funzionano meglio di altre, oltre ad essere più efficaci sono anche più salutari. Educare un bambino significa anche sgridarlo quando è ora, facendogli capire che ciò che ha fatto è scorretto.
Tuttavia, non sempre il metodo scelto è quello giusto. Fortunatamente, botte e punizioni di qualsiasi tipo si sono lasciate al passato, dove causavano un danno corporale ed emotivo non indifferente al bambino. Queste metodologie “aggressive”, infatti, non educano il bambino verso la strada corretta, al contrario, lo diseducano.
Mettere il bambino in punizione non funzione e il motivo è semplice
Se punizioni esemplari ed aggressive meglio lasciarsele alle spalle per salvaguardare la salute emotiva e fisica del bambino, cosa si può fare? A questo punto non resta che metterlo in punizione e togliergli, per esempio, la TV o la console. Ma funziona davvero come metodo educativo?
Gli esperti in educazione, affermano che è concesso metterli in punizioni e privarli di qualcosa, ma non avrebbe senso comunque senso ai fini educativi, vale a dire che non porterebbe a nulla. Per esempio, se si toglie la TV a seguito di un comportamento scorretto, non fa capire al bambino che quel comportamento era sbagliato, specialmente se ha al di sotto dei 6 o 7 anni. A questa età, difatti, come insegnano le neuroscienze, i bambini piccoli fanno più fatica ad avere un ragionamento così ampio indietro nel tempo e avanti nel futuro. Nel senso che non comprendono sia quindi reiterato in quel momento presente.
I bambini, inoltre, non riescono neanche a fare dei ragionamenti di tipo introspettivo, hanno bisogno che li faccia e glieli spieghi l’adulto. Per questo non ha senso punirli privandoli di una determinata cosa, perché non ne comprenderebbero il collegamento. I professionisti prevalgono altri metodi educativi: spiegare apertamente dove e come ha sbagliato, riformulare gli errori come opportunità di apprendimento, parlare di tali errori commessi durante l’arco del tempo.