Longevità, la scienza ci permetterà davvero un giorno di poter vivere fino a 20.000 anni? Proseguono gli studi da parte degli esperti di biologia molecolare.
Tutto ciò che riguarda la longevità umana e i conseguenti i progressi scientifici hanno da sempre affascinato gli studiosi. La sola idea di poter vivere più a lungo è un sogno per molte culture. Bisogna tener presente che nel corso dei secoli è stato solo grazie alla scienza che siamo stati in grado di comprendere al meglio il processo dell’invecchiamento.
Invecchiare, come si diceva precedentemente, è un processo biologico e fisiologico che è causato dall’erosione delle strutture cellulari all’interno del nostro organismo. Gli esperti e gli studiosi si sono mossi da sempre per capire quali sono le cause e a studiare l’eventuale possibilità di un’aspettativa di vita molto più lunga. Se sì considera che nel passato la vita media era all’incirca di trent’anni, oggi possiamo mettere con facilità che sono stati fatti straordinari passi avanti.
Molto spesso e giocosamente si è sentito parlare di elisir di lunga vita: ma se questo potesse diventare realtà? A fornirci ulteriori spiegazioni è stato un famoso professore di biologia molecolare – per intenderci si tratta di una branca della biologia che si occupa di studiare gli esseri viventi.
Ritornando a quanto emerso dagli studi del professore João Pedro de Magalhães è emerso che quest’ultimo sostiene che nel momento in cui gli uomini saranno in grado di combattere l’invecchiamento cellulare, sarà possibile vivere molto più a lungo. Le ricerche hanno avuto inizio studiando, in particolar modo, alcuni degli animali più longevi al mondo: mi riferisco alla balena artica, la cui capacità è di circa 200 anni e la talpa senza pelo con un età media di trent’anni.
Ci si chiede, dunque, qual è il segreto per vivere più a lungo? Inerente agli animali elencati in precedenza si tratta della loro straordinaria capacità di “riparare i danni al DNA” – queste le parole del professore. Prerogativa dello studioso sarebbe quella di poter prendere il gene della balena e di poterlo impiantare eventualmente su un topo per capire se quest’ultimo ha la stessa prospettiva di vita dell’animale acquatico. Rimanendo, però, con i piedi per terra ha voluto sottolineare che la cura per l’invecchiamento non è prossima come si vorrebbe.
Occorrerà attendere davvero molti anni e considerare il nostro DNA come una sorta di software da dover, in qualche modo, poter riprogrammare – qualora fosse davvero possibile fare un qualcosa del genere.