Sperimentazione sugli animali per screening di farmaci e prodotti: la strada verso lo stop. Il chip in grado di poterla fermare.
La sperimentazione sugli animali è un tema da sempre molto dibattuto, controverso è decisamente molto complesso da affrontare. Ci si batte in particolar modo sulla questione etica e su quanto sia effettivamente efficace testare i prodotti sugli animali.
Prima di entrare nel cuore della notizia, occorre sottolineare che questo processo ha delle radici davvero molto antiche: tanto è vero che sono stati sia i greci che i romani a sperimentare per la prima volta sugli animali. Fu solo, però, nel XX secolo che il progresso scientifico e l’avanzamento in campo tecnologico hanno portato questa cruenta pratica ad assumere dimensioni davvero significative. Gli animali coinvolti per eccellenza sono i topi, i conigli e le scimmie su cui vengono sviluppati e testati farmacie prodotti chimici.
Quali sono i motivi che hanno spinto a testare farmaci e malattie sugli animali? Innanzitutto bisogna dire che questa sperimentazione è stata, nonostante la crudeltà, cruciale per la scoperta dei vaccini e per lo sviluppo dei farmaci. Questo perché prima di metterli in commercio bisogna garantirne la sicurezza proprio per l’uso sugli esseri umani.
Come si menzionava precedentemente i motivi che hanno spinto i ricercatori a testare i farmaci e anche i prodotti estetici sugli animali riguardano diversi aspetti: si inizia ovviamente dalla ricerca e dalla sperimentazione, così come dalla messa in sicurezza per quanto riguarda l’uso umano. Questa pratica continua ad essere usata e continua ad essere al centro di numerose critiche e polemiche da parte degli animalisti che sono fortemente preoccupati per la salute degli animali. Si stima, infatti, che ogni anno vengono utilizzati all’incirca 115 milioni tra topi e conigli.
Ci sono delle alternative possibili? Assolutamente sì è proprio nell’ultimo decennio sono davvero molteplici gli sviluppi in campo scientifico. Vediamo più da vicino di che cosa si tratta: gli scienziati stanno studiando innumerevoli tecniche alternative alla sperimentazione E tra questi bisogna sottolineare la presenza degli organi on a chip (OOC) – ossia una piccola struttura cellulare che va a riprodurre gli organi e i tessuti umani a cui è possibile sottoporre i farmaci da sperimentare mediante dei canali che vanno a simulare quella determinata funzione del corpo.
Vengono dunque sfruttate sia le cellule sane sia quelle malate che hanno il compito di simulare i vari organi come ad esempio l’intestino, i polmoni o il cervello. Prendiamo ad esempio il fegato: su di esso sono stati testati ben 27 farmaci che hanno superato pienamente il test.