Una paziente paralizzata torna a parlare sfruttando un nuovo, avveniristico modo per potere dare voce a chi non ha più la facoltà di emettere suoni.
Paziente paralizzata torna a parlare, per quello che può essere tranquillamente definito come un traguardo molto importante tagliato grazie alle possibilità che le conoscenze umane ci danno oggi. Una cosa del genere sarebbe stata impensabile solamente vent’anni fa ed anche meno. Invece gli studi nella tecnologia ed in diversi altri ambiti che qui vengono a convergere hanno portato a questo risultato. Con dei risvolti altrettanto importanti anche per quanto riguarda il futuro.
La paziente paralizzata che torna a parlare è riuscita a farlo dopo 18 anni di lungo silenzio. E nel corso dei quali aveva pagato le conseguenze di un ictus subito come origine di questa sua brutta situazione. E che l’ha costretta anche a vivere su di una sedia a rotelle da allora. Adesso però Ann Johnson – questo il suo nome – ha trovato un modo per potersi finalmente esprimere sfruttando quello che il suo cervello produce per parlare. Quanto approntato per lei da un gruppo di esperti è a dir poco impressionate.
Paziente paralizzata torna a parlare, come ci è riuscita
Ann si esprime mediante un suo avatar, che parla per lei attraverso uno schermo dopo avere decodificato i suoi segnali cerebrali in maniera tale da trasformarli sia in linguaggio parlato che sotto forma di scrittura. Un volto digitale presente su un monitor muove la bocca e fa altri movimenti, emettendo ciò che la donna pensa. Il tutto con un rapporto di 1:1, in tempo reale. È sufficiente che Ann pensi per fare in modo di sentirne le parole emesse dalla strumentazione appositamente allestita.
Il funzionamento del tutto avviene mediante degli elettrodi collegati sul retro della testa della donna. Non c’era mai stato un modo di potere ricavare il parlato o la scrittura in maniera diretta dall’attività cerebrale. Ann ora può imbastire dei discorsi fino a 78 parole emesse al minuto e può finalmente parlare con suo marito, con il quale vive a Saskatchewan, in Canada. Grazie alla elettrocorticografia, che è la tecnica che è stata utilizzata nel suo caso, la donna può vedere raffigurate pure le espressioni del suo volto.
I possibili risvolti in futuro
Gli elettrodi sono collegati alla sua corteccia cerebrale, mediante elettrodi che vanno a confluire in un computer dove lavora un software molto avanzato. Si tratta di una intelligenza artificiale che è in grado di interpretare l’attività cerebrale ed anche i movimenti di bocca, lingua, laringe e tante altre parti della testa per potere individuare dei fonemi. I fonemi sono le unità fonologiche di base inserite in una lingua e che riescono a dare un significato preciso quando sono collegate ad altre unità.
Cambiare un fonema porta a cambiare anche il significato generale (esempio d-ire, m-ire, p-ire…). La strumentazione è stata messa a punta da esperti ingegneri della Università della California. La cosa non è purtroppo perfetta e per il 25% delle volte porta al sorgere di errori. Ma il tutto è perfettibile e potrà essere migliorato per efficacia e dimensioni in futuro. Con la ferma volontà di volere dare questa possibilità a tutte le persone che soffrono dell’impossibilità di parlare. E che in questo modo avranno modo di potersi esprimere in un modo rapido ed efficace.