Si chiama Moco ed è un legume eccezionale, non immagini nemmeno la sua storia: tutto quello che devi sapere e che ti stupirà.
Siamo abituati a pensare ai legumi come piselli, fagioli, lenticchie e ceci, ma ci sono anche altri legumi che la natura ci regala.
Uno di questi si chiama “moco”. Si tratta di una pianta molto antica e che è stata recentemente scoperta in Liguria. È un legume che appartiene alla famiglia delle cicerchie ed ha dei bellissimi fiori con sfumature rosa e azzurri. Questi fiori contengono, in media, 3 semi ognuno dalle dimensioni di circa 6 mm, dalla forma irregolare e di colore chiaro.
Moco: il legume dimenticato riappare in Liguria
La storia del moco ha origini molto antiche. Le prime tracce documentate, che sono state rinvenute nell’Archivio di Stato della Repubblica di Genova, risalgono alla fine del XVIII secolo. Ma secondo alcune teorie, il moco era presente in Italia già 4.000 anni fa e si pensa venisse già coltivato durante l’età del bronzo.
Grazie ad un gruppo di coltivatori liguri, il moco è tornato in tutto il suo splendore. Complice anche il fatto che possiede una caratteristica molto particolare: può crescere anche in condizioni di siccità e di scarsità di acqua. Questa pianta è molto resistente, non solo al clima arido e secco, ma anche agli attacchi dei parassiti e al terreno povero di sostanze nutritive. Proprio grazie a queste proprietà, il moco è stato un legume molto diffuso.
Le proprietà di questo legume sono straordinarie. Infatti contiene amidi, proteine, calcio, fosforo, fibre ed anche vitamine come la B1 e la B2. È un ingrediente eccezionale per preparare vellutate e zuppe. L’unico lato negativo di questa pianta è il fatto che, purtroppo, coltivarlo richiede uno sforzo notevole. Infatti, nel 2022 la produzione di questo legume si è aggirata attorno al quintale.
Questo perché l’eradicazione e la raccolta avviene ancora manualmente ed è quindi un processo molto lento e faticoso. Inoltre, per il momento, non esiste un setaccio adatto a tutti i semi visto che il moco ha diverse dimensioni. Dopo la raccolta, bisogna anche attendere che i baccelli si asciughino al sole. Successivamente, i semi vengono decorticati e quelli più piccoli, che tendono a rompersi, finiscono per essere macinati e trasformati in farina.
Nonostante i numeri siano ancora lontani dal permettere a tutti di gustare il moco, i risultati sono comunque soddisfacenti. Infatti, se si pensa che la sua coltivazione era quasi estinta, lo scorso anno è stato raggiunto un ottimo traguardo. Nulla esclude che nei prossimi anni i processi di produzione miglioreranno e magari si riuscirà ad incrementare la produzione del moco, il legume antico “quasi” scomparso, ma tornato alla ribalta contro ogni previsione.
Aurora De Santis