La medicina è una disciplina imprevedibile, perché prima di diventare prevedibile e confermata, deve attraversare numerose sperimentazioni.
Si tratta di una disciplina imprevedibile, a volte pericolosa, eppure essenziale per il futuro dell’umanità e di tutti gli esseri viventi. La medicina porta con sé un lunghissimo percorso, un percorso fatto di migliaia di sperimentazioni, alcuni pericolosissime, altre fallimentari, altre vincenti. Il pericolo viaggia di pari passo con le sperimentazioni, e non può essere altrimenti.
La medicina si basa su sperimentazioni continue, per diventare prevedibile e confermata, da uno stato originario di imprevedibilità, basato solo su ipotesi. E come arrivare a dare una conferma definitiva su farmaci da diffondere per il mondo e per il benessere di tutti? Semplice, sperimentando sui corpo. La storia degli autoesperimenti medici è lunga e affascinante, folle ed eroica.
Le sperimentazioni sui corpi nella storia della medicina
Insomma, per testare un farmaco si fanno esperimenti, alcuni esperimenti si fanno direttamente sui corpi, in un salto nel buio che può portare alla vittoria o alla sconfitta, o a una via di mezzo, da migliorare nel tempo. Di esempi di autosperimentazione ne esistono a biuzzeffe, come ad esempio Evan O’Neill Kane, il medico si estrasse da solo l’appendice, per dimostrare l’efficacia dell’anestesia locale.
Dal 1600 ad oggi sono tantissimi gli esperimenti, alcuni andati male, come nel caso di Gianni Pauletta, il quale si iniettò un antibiotico che gli provocò uno shock anafilattico che lo condusse alla morte, a soli 34 anni. Oppure, il chimico Max Von Pettenkofer, il quale si inoculò pericolosi germi per confutare la teoria dei germi di Kosh.
Bisogna essere folli, ma anche coraggiosi, sicuri delle proprie idee, per testare sul proprio corpo, sostanze sconosciute. Ma ciò fa parte della curiosità umana. Senza curiosità, il mondo sarebbe uguale a quello di migliaia di anni fa, e non ci sarebbe evoluzione. Ma oltre alla curiosità, da parte dei medici, c’è anche l’ambizione, una belva difficile da domare.
Il desiderio di essere riconosciuti come luminari, come visionari ed eroi, è sempre molto alto. Come afferma un dottoressa e scrittrice, i medici sentono di avere “il certificato dell’immortalità”, quindi di essere invulnerabili. Intendono sfidare il proprio corpo, per dimostrare le loro teorie, o per screditare le teorie dei loro avversari. Un tempo si sperimentava, poi sono stati creati i comitati etici.
I medici di una volta, almeno fino a qualche decennio fa, sperimentavano su se stessi, per due motivi. Il primo era per comodità, il corpo era a portata di mano, inoltre lo stesso medico riusciva a capire le perfette reazioni del corpo a un farmaco. Il secondo motivo era per risparmiare denaro. Le sperimentazioni costavano, perciò si faceva prima a sperimentare sul proprio corpo, non sprecando denaro.
Insomma, la storia delle autosperimentazioni è molto lunga, e arriva fin quasi ai nostri giorni. L’ultimo caso conclamato è stato quello di Daniel Zagury alla fine degli anni ’80, che ha testato il vaccino per l’HIV su se stesso e su una ventina di bambini africani, al posto di utilizzarli sulle scimmie. Poi, negli anni 90, tutto è cambiato, anche grazie all’ingresso dei computer, alla maturazione etica e al cambio di metodo di ricerca.