Secondo caso di suicidio assistito in Italia: Gloria è morta assistita da medici ed infermieri, la sua storia.
Gloria (nome di fantasia) era una donna che ha scelto di morire tramite il suicidio assistito.
Si tratta di una pratica molto discussa e che, negli ultimi anni, ha sollevato degli interrogativi etici e morali in Italia. Nel nostro Paese ancora non c’è una legge che normi il suicidio assistito, ma può essere effettuato se si posseggono alcuni determinati requisiti.
Come abbiamo accennato, in Italia non ci sono ancora norme che regolino con precisione il suicidio assistito e l’eutanasia.
Per il momento, ciò che può essere applicato è stato determinato da una recente sentenza della Corte Costituzionale, che era stata chiamata ad esprimersi sul caso di Marco Cappato, che accompagnò DJ Fabio (Fabiano Antoniani) in Svizzera per procedere con il suicidio assistito. L’uomo era tetraplegico e costretto in un letto dal 2014, a causa di un grave incidente. Aveva diversi problemi fisici tanto che aveva richiesto appunto di terminare la sua esistenza tramite il suicidio assistito.
Dopo una battaglia legale, non è riuscito ad ottenere una sentenza per lui favorevole in Italia ed è dovuto andare in Svizzera per ottenere il trattamento. Dj Fabio è morto a giugno dello scorso anno. Il caso poi è stato trattato in Italia ed una sentenza della Corte Costituzionale (242/2019 sul caso Cappato – Antoniani) ha reso lecito il suicidio assistito. Gloria ha potuto rifarsi a questa decisione riuscendo ad ottenere che la sua vita finisse tramite l’iniezione di un farmaco letale. Ad oggi, le condizioni per ottenere i permessi per questa pratica sono quattro:
Se quindi si posseggono questi requisiti, il paziente può fare richiesta al Servizio Sanitario Nazionale. La richiesta può essere fatta in prima persona o attraverso il proprio medico curante. Vengono quindi poi valutati i prerequisiti per capire se il paziente possa o meno richiedere il suicidio assistito.
In molti confondono l’eutanasia con il suicidio assisto. Infatti, con il termine “eutanasia” viene indicato l’atto di procurare la morte di una persona in modo indolore. La persona che ne fa richiesta è cosciente ed in grado di comprendere cosa accade. Al momento l’eutanasia è illegale in Italia in quanto vista come “omicidio” a tutti gli effetti, nonostante ci sia il desiderio e la volontà del paziente di morire.
Il suicidio assistito, invece, prevede che la morte del paziente che la richiede sia auto-inflitta. Quindi è il paziente stesso ad auto-somministrarsi il farmaco letale per morire. Dunque, l’eutanasia all’atto pratico deve essere praticata da una persona esterna, mentre il suicidio assistito direttamente dal paziente che ne faccia richiesta.
Gloria era una donna di 78 anni, malata oncologica, che ha fatto richiesta per ottenere il permesso di praticare il suicidio assistito. Si tratta di un caso d’importanza storica in quanto, per la prima volta in assoluto in Italia, l’azienda sanitaria ha riscontrato che una persona avesse a tutti i requisiti richiesti per attivare l’iter.
La signora è deceduta serenamente presso la propria abitazione. Si è somministrata il farmaco letale attraverso gli strumenti che le sono stati forniti dall’ASL del suo Comune. La procedura è stata assistita da un medico.
Aurora De Santis