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Novità clamorosa sui medici di famiglia: si cambia e si organizza di nuovo tutto

Pubblicato da
Andrea Cerasi

Si sta riorganizzando il supporto al paziente, facilitando gli scambi tra medici di famiglia e ospedali, ma non solo: scopriamo di più.

Diventare medico di famiglia potrebbe essere uno snodo fondamentale per poter lavorare, in futuro, in uno ospedale? Tra le novità, infatti, c’è l’organizzazione di nuovi percorsi accademici per permettano la formazione di nuovi medici, rendendo più attrattiva questa professione. Il Ministero della Salute, dunque, sta rinnovando tutto il comparto di Medicina Generale.

Il medico saluta la famiglia (Canva – Inran.it)

Il segretario della Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale (FIMMG), Silvestro Scotti, sottolinea l’importanza di un nuovo riordino, e lo fa durante l’incontro tra il Ministero della Salute e i sindacati. L’obiettivo è quello di riorganizzare la medicina in famiglia. Tuttavia, almeno per il momento, ancora non si prevede il passaggio dei medici di famiglia al Servizio Sanitario Nazionale.

Maggiore organizzazione della medicina generale: le novità per i medici di famiglia

Cura di tutta la famiglia (Canva – Inran.it)

Se al momento non si prevede il passaggio dei medici di famiglia al Servizio Sanitario Nazionale, però, si profila comunque una formazione che dovrebbe rinnovare il percorso di formazione accademico universitario, facilitando lo scambio tra medici di famiglia e ospedali. In questo modo, si avrebbero maggiori iscritti in Medicina Generale, e poi una estensione alle specializzazioni post laurea triennale.

Avevamo parlato tempo fa della crisi dei medici di base, che sono sempre meno e che comportano una media di età molto alta. La riorganizzazione accademica, dunque, serve per coprire la mancanza di tanti medici di base, rendendo più attrattivo questo lavoro. Questo passaggio avverrà in modo graduale, rendendo sempre di più i medici di base uno snodo per gli ospedali.

Dottoressa fa visita ai pazienti (Canva – Inran.it)

Il medico di base, ad esempio, potrebbe poter prescrivere un ricovero ospedaliero, qualora fosse necessario, dando modo al cittadino di saltare la trafila al Pronto Soccorso per il proprio reparto. Tale sperimentazione è stata già avviata in Lombardia, tramite l’istituzione del cosiddetto “codice blu”, anche se non tutto funziona come dovrebbe. Permangono ancora alcuni problemi di tempistiche riguardanti gli esami diagnostici completi.

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Ad esempio, i medici non sono ancora oggi attrezzati con tutti gli strumenti necessari per affrontare diagnosi efficaci e complete. Insomma, le cose da rivedere sono ancora molte, così come ancora non si sa quali medici di famiglia debbano essere impiegati nelle strutture ospedaliere, ma già è un passo avanti per facilitare la vita ai pazienti e per incrementare il numero dei medici di base.

Andrea Cerasi

Romano, laureato in Lettere all'Università La Sapienza di Roma, è autore di romanzi e saggi. Appassionato di ambiente e di sostenibilità, amante della natura e degli animali.