Alcuni scienziati hanno raggiunto un risultato molto significativo in fatto di contrasto alla sclerosi multipla. Si aprono nuove e promettenti prospettive per una cura.
La sclerosi multipla è una malattia temibile, che ogni anno colpisce migliaia di persone. Le stime più aggiornate riferiscono di 2,8 milioni di persone colpite da SM nel mondo, delle quali 133mila si trovano in Italia. Questa malattia è di tipo neurodegenerativo e danneggia il sistema nervoso centrale.
Cosa che succede dopo che il sistema immunitario fornisce una risposta errata ad delle componenti che si trovano proprio nel sistema nervoso centrale, e che vengono così attaccate dall’apparato che normalmente ha il compito di proteggerci da malattie. Questa cosa ha luogo perché le parti attaccate vengono scambiate per agenti esterni, quali possono esserlo virus e batteri. E la sclerosi multipla è una malattia definita autoimmune.
Ne conseguono dei danni cellulari e delle fibre anche importanti, con conseguenze importanti su organi quali il midollo spinale, i nervi dell’apparato visivo ed il cervelletto, con la formazione di placche e cicatrici che, una volta consolidatesi, assumono per l’appunto il nome di sclerosi.
Purtroppo non risulta esserci alcun rimedio definitivo contro la sclerosi multipla, anche se i progressi medici e scientifici ci hanno permesso di raggiungere dei progressi in fatto di terapie applicabili tese a rallentare la malattia. Ed in questo senso ecco arrivare una importante rilevazione grazie ad uno studio condotto in materia.
Ricercatori che hanno esposto i progressi scoperti al Consortium of Multiple Sclerosis Centers 2023 hanno parlato di come esista uno specifico anticorpo, denominato frexalimab o anche anti-Cd40l, grazie al quale la sclerosi multipla risulta avere un decorso che finisce con l’essere fortemente rallentato. La cosa è emersa dopo la diretta osservazione di alcuni pazienti affetti proprio da SM.
La patologia va incontro ad una brusca frenata, che non la ferma né la fa sparire. Ma si tratta comunque di un risultato molto importante. Risultato che potrebbe gettare le basi per una possibile futura cura da potere trasformare in realtà negli anni a venire.
Lo studio in particolare si è basato su di un percorso terapeutico durato tre mesi e nel corso dei quali è stata osservata l’azione di questo preciso anticorpo.
Con la funzione degli anticorpi stessi che è molto importante in generale per fare in modo che l’organismo resti sempre ben protetto. I pazienti che hanno fatto da soggetti per queste rilevazioni erano stati divisi in due gruppi.
Ad uno era stato dato del comune placebo, i cui riscontri sono stati meno soddisfacenti in merito a quanto fatto invece da anti-Cd40l.
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Uno degli aspetti importanti di questa ricerca – che si basa a sua volta su tutte le conoscenze conseguite in più di venti anni di lavoro in laboratorio e di progressi medici e scientifici – consiste nel fatto che non sembrano esserci effetti collaterali di alcun tipo. Appare evidente come sia stata tracciata una strada che potrebbe percorrere a traguardi anche più importanti.