Un grave episodio di malasanità ha coinvolto un neonato e dei professionisti ritenuti colpevoli di un episodio dai risvolti gravi.
Si sente spesso parlare di risarcimenti in ambito medico, per via di un intervento sbagliato che ha avuto come conseguenza un danno parziale od anche permanente al paziente coinvolto. E purtroppo ora arriva un altro caso del genere, che coinvolge tre medici facenti parte della Asl Roma 5.
Questi professionisti sono stati condannati a procedere con un risarcimento, ma non solo alla famiglia di un bambino che loro avevano operato con conseguenze disastrose. Secondo il tribunale della Corte dei Conti anche l’ospedale dove si è svolta l’operazione ha diritto a dovere ricevere un indennizzo.
E la cifra del caso è stata inquadrata in due milioni di euro, ritenuta di importo congruo per potere essere ritenuta un risarcimento soddisfacente. Quel che è accaduto a suo tempo in effetti è decisamente grave e coinvolge in maniera diretta un neonato.
Secondo quanto decretato da parte della Corte dei Conti, i tre medici si sono resi colpevoli di negligenze molto importanti e non trascurabili. Il bambino appena nato aveva infatti inalato delle sostanze pericolose, cosa che non dovrebbe mai succedere.
Malasanità, anche la Asl deve essere risarcita
Il fatto in questione risale ormai a molto tempo fa, e per la precisione all’8 giugno del 2007. Già in precedenza c’era stato un risarcimento da parte dell’Asl alla famiglia del piccolo, che ora è quasi maggiorenne, per un importo pari a più di tre milioni di euro. Ma la stessa Azienda Sanitaria Locale ha poi cercato di far valere le proprie ragioni direttamente nei confronti dei responsabili di questo errore medico.
Forte di una sentenza del tribunale che aveva ritenuto quest’ultimi colpevoli, ecco che un ricorso inoltrato alla Corte dei Conti si è chiuso con un ulteriore verdetto, che al momento consentirebbe alla Asl di recuperare all’incirca i due terzi di quanto speso ai tempi per risarcire quella famiglia. Quel che resta viene invece ricoperto dalla stessa azienda, come imposto dal regolamento.
Cosa è accaduto ai tempi nello specifico? Avvenne che una donna in procinto di partorire di lì a qualche settimana di tempo dovette necessitare dell’assistenza del pronto soccorso. Dopo gli accertamenti del caso la stessa venne dimessa e le fu consentito di tornare a casa, con l’invito comunque a presentarsi il giorno dopo per compiere altri controlli di routine.
Troppo grave quanto accaduto
In questa circostanza però ebbe luogo una rottura del sacco amniotico che portò il feto contenuto al suo interno ad inalare delle sostanze pericolose. I medici coinvolti non compresero quanto stesse accadendo e secondo tutti i gradi di giudizio coinvolti fino a questo momento, tale condotta è da considerare come colpevole senza molte attenuanti.
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Può darsi che i tre imputati decidano di ricorrere in appello, ma fino ad allora resta il verdetto della Corte dei Conti. Per la cronaca la donna dovette essere sottoposta a ricovero in terapia intensiva, con il parto andato comunque a buon fine, anche se il bambino subì dei danni.
Ed a proposito di ricovero, anche Papa Francesco ha dovuto ricorrere alle cure dei dottori per sottoporsi ad un intervento chirurgico.