I risvolti raggiunti nell’ambito dello studio e della applicazione dell’Intelligenza Artificiale hanno stupito anche i ricercatori. “Le IA sono come le persone”.
L’Intelligenza Artificiale è molto più di un concetto ormai. Era l’immediato dopoguerra quando, a partire dalla seconda metà degli anni Quaranta e poi via via in maniera sempre più progressiva, gli ingegneri del tempo in ambito di elettronica hanno cominciato a teorizzare la possibilità di potere creare una forma di intelligenza non biologica ma prettamente composta di chip e circuiti.
Non a caso proprio ad allora risalgono i primi prototipi di computer, che erano grandi quanto una intera stanza. Da lì in avanti di progressi ne ha fatti, l’umanità. Sono sorte diverse altre branche che hanno fatto si che lo studio dell’Intelligenza Artificiale sia poi diventata una solida realtà.
Oggi la stessa Intelligenza Artificiale ha trovato tanti nuovi applicativi, tra i quali il più recente e discusso è quello che fa riferimento a ChatGPT. Si tratta di un modello che serve per comunicare con un computer permettendogli di interagire con gli umani mediante il consueto linguaggio di tutti i giorni.
Questo strumento elabora il linguaggio tramite l’utilizzo di diversi algoritmi complessi, che servono per fare si che lo stesso ChatGPT fornisca poi delle risposte e dei risultati il più prossimi possibili a come risponderebbe un umano.
A ChatGPT – che vuol dire Generative Pretrained Transformer – può essere demandata la creazione di un racconto, di un saggio, di una ricetta, di un articolo di giornale (magari questo stesso articolo che state leggendo, chissà) e tutto è nato dalla collaborazione di Microsoft con OpenIA.
Un recente esperimento ha visto ora scendere in campo GPT-4, una nuova Intelligenza Artificiale concepita dopo ChatGPT e che si presuppone possa elaborare e dare risposte in maniera perfezionata rispetto a quest’ultima. Lo scopo era di testare le capacità decisionali ed organizzative di questa IA, alla quale i ricercatori hanno chiesto di impilare nel modo più ottimale e stabile possibile diversi oggetti di varie forme, peso e dimensioni.
I risultati hanno lasciato stupiti coloro che hanno ideato questo test, con GPT-4 che ha detto loro di sistemare in modo accurato ed efficace i seguenti oggetti: un laptop, delle uova, un libro ed una tastiera. Ma ci sono diversi dubbi ed anche timori che scaturiscono dopo questo ulteriore esperimento sulle IA.
Per esempio il fatto che troppo facilmente questo costrutto artificiale potrebbe essere scelto per sostituire la manodopera umana, senza pensare però alle eventuali conseguenze. Lo scibile umano è sempre tutt’altra cosa, ma già ora ci sono delle software house che stanno procedendo con il licenziamento di parte del loro personale per risparmiare sui costi e basare parte del lavoro proprio sulle Intelligenze Artificiali.
È il caso di Rayark, società attiva nell’ambito della creazione di videogiochi e che ha licenziato tutto il proprio team del reparto artistico per rimpiazzarli con una IA. ChatGPT e simili sono istruiti ricevendo milioni di istruzioni che provengono dal web, e che vengono poi interpellate mediante i loro algoritmi di funzionamento per giungere a quella che viene ritenuta la migliore soluzione possibile ad uno specifico quesito.
La richiesta di impilare degli oggetti non verrà certo da un ragionamento complesso ma dal pescare ad esempio da una istruzione pescata in rete sul – per l’appunto – come impilare gli oggetti in maniera ottimale. O almeno questa è l’impressione, perché con GPT-4 matematici, ingegneri ed altri esperti hanno studiato il funzionamento di quest’ultima e dopo diversi altri test hanno avuto l’impressione che questa specifica IA riesca sul serio a capire come reagire combinando il suo know how. Proprio come farebbe una persona.
Non si tratta solamente di pescare l’istruzione giusta all’interno del proprio database e di illustrarla, bensì GPT-4 è come se riuscisse in maniera immediata a capire subito come doversi comportare. Tanti altri, addetti ai lavori e non, sono però d’accordo sul fatto che una IA non dovrà sostituire l’uomo bensì aiutarlo ed integrarne il lavoro.