Il tempo è un concetto astratto, che misuriamo in base ai segni sul nostro corpo, e che cambia con l’età in base alla percezione personale.
Il tempo è una concezione estratta che abbiamo imparato a misurare con gli orologi, suddividendo il giorno in 24 ore. Tuttavia, la percezione del tempo è un qualcosa di irrazionale, che non può essere oggettivo, ma soggettivo, dunque che cambia da parsona a persona. Il trascorrere del tempo si misura con l’età, anagrafica e biologica, e questa incide sulla nostra vita.
Ogni persona ha un proprio orologio interiore, il ritmo in cui si muovono le lancette di questo orologio possono essere differenti per ogni individuo, ma da cosa dipende questa percezione? Dipende dai momenti della nostra quotidianità, perciò, come evidenzia la testata Psychology Today, occorre prendere in esame alcuni fattori, come l’impulsività, le emozioni, la noia, il desiderio e l’invecchiamento.
Stando a quanto affermato da Psychology Today, in effetti, quando si ha desiderio che accada qualcosa, il tempo scorre più lento. Di contro, quando ci si diverte, il tempo sembra volare, mentre quando si è annoiati e tristi, le lancette dell’orologio non si muovono. Infine, c’è il fattore invecchiamento, che influenza tutta l’intera vita.
Se i bambini pensano che il tempo sia infinito, e perdono ore, più si invecchia e più si cerca di ottimizzare il tempo, perché si ha la percezione che il tempo scorra troppo veloce. Tra l’altro, più si invecchia e più perdono passione, interesse e curiosità per il mondo che ci circonda, comprese le cose più semplici e banali della quotidianità.
Il tempo può essere distorto, e può apparire più lento o più veloce di quanto non sia in realtà. Ma la realtà, qual è? È impossibile misurare il tempo assoluto, è impossibile anche averne la consapevolezza. Quello che è certo è che quando ci si concentra sul tempo, questo scorre con maggiore lentezza. Se ci si distrae, il tempo scorre più velocemente.
In effetti, guardare costantemente le lancette dell’orologio aumenta un’attesa infinita. Se, invece, si inganna il tempo facendo altro, i minuti trascorrono prima. Mano a mano che si invecchia, la percezione del tempo varia. Parola di Adrian Bejan, professore di Harvard, il quale ha studiato il fenomeno in base all’elaborazione del segnale neurale.
Più si cresce e più il nostro cervello si compone di reti neurali, quindi di neuroni, complesse e sofisticate. I segnali elettrici, quindi, devono percorrere maggiori distanze, e ciò richiede tempo. Inoltre, i nervi invecchiano con noi, perdendosi per strada alcuni momenti della quotidianità. Se da bambini si è attenti a tutto, più si invecchia e più si perdono tanti momenti, e la vita sembra fuggire via.
Come cambiare la propria percezione del tempo? Arricchendo le giornate con hobby, passioni, interessi, nuove esperienze. Sono le novità a generare la nascita di nuove cellule cerebrali, ossia la neurogenesi. Per evitare di perdere queste cellule, occorre dare stimoli al cervello, formando nuove strutture. A proposito, i nuovi studi sul cervello e sul concetto di “presente” sono davvero interessanti, se ti interessa, puoi dare un’occhiata qui.