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Lifestyle

Il primo ricordo in assoluto: possiamo ricordare la nostra nascita?

Pubblicato da
Andrea Cerasi

Qual è il primo ricordo in assoluto della nostra vita: siamo in grado di ricordare il momento della nostra nascita?

Embrione in mano (Canva – Inran.it)

Possiamo realmente ricordare il momento esatto della nostra nascita? Si tratta di una domanda quasi assurda, alla quale è impossibile rispondere, o forse no? Se si torna indietro con la memoria, qual è il primo ricordo che ci torna in mente? Solitamente, i primi offuscati ricordi si hanno attorno ai 3/4 anni di età, mentre i primi anni di vita sono come un buco nero.

Questo buco nero ha un nome preciso, amnesia infantile, termine coniato nel 1899 dal neurologo Sigmund Freud, il padre della psicanalisi moderna. Nessuno scienziato, fino ad oggi, è riuscito a spiegare chiaramente questa periodo nebbioso per l’uomo. Alcuni scienziati parlano di parti ancora non sviluppate nel cervello del bambino, che impediscono di mettere a fuoco un ricordo nei primi anni di vita.

Ricordare il momento della propria nascita: siamo in grado di farlo?

Piedini di un neonato (Canva – Inran.it)

Nei primi tre anni di età, dunque, il cervello umano non riesce a immagazzinare ricordi, perché ancora poco sviluppato. Dai tre anni in poi, la situazione cambia, la memoria accelera. Tuttavia, un recente studio canadese e statunitense mette in discussione questa teoria, considerata da sempre verità assoluta. Questo studio mette in evidenza la capacità dei neonati di formare ricordi a lungo termine.

La differenza con l’età adulta, però, sta nel fatto che questi ricordi non riescono ad essere immagazzinati nelle scatola cranica. I bambini appena nati hanno ricordi definiti “impliciti”, o “inconsci”, ma la loro memoria esplicita, detta anche episodica, che registra gli eventi, non riesce a trasmettere le informazioni acquisite.

È impossibile ricordare la nostra nascita, anche se diversi test scientifici affermano che anche prima dei tre anni si riesce a ricordare. Anche perché, come sottolineano diversi scienziati, i bambini non possono ricordare eventi di cui non conoscono nomi e termini, e perciò non possono e non sanno descriverli.

Insomma, anche i ricordi avvengono in base all’esperienza, alle parole conosciute e in base alla descrizione che se ne fa. Tuttavia, grazie a un interessante studio, i primissimi ricordi dell’infanzia possono diventare accessibili grazie a una proteina. Alessio Travaglia e Cristina Alberini, ricercatori della New York University, ipotizzano che la proteina BDNF possa proteggere la memoria e coprire l’amnesia infantile.

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Gli esperimenti sui ratti stanno dando risultati molto positivi. Anche i topolini, infatti, nei primi 17 giorni di vita (l’equivalente dei nostri 3 anni) affrontano questa buco temporale. Il team a lavoro su questo progetto sta sperimentando un processo per prevenire la perdita di memoria e per combattere i blocchi legati a eventi traumatici, il tutto proprio grazie allo studio di questa proteina.

Andrea Cerasi

Romano, laureato in Lettere all'Università La Sapienza di Roma, è autore di romanzi e saggi. Appassionato di ambiente e di sostenibilità, amante della natura e degli animali.