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Titanic: spunta un messaggio conservato in una bottiglia, ecco cosa dice

Pubblicato da
Andrea Cerasi

Nella primavera del 1913, un anno dopo il disastro del Titanic, un uomo ritrova un messaggio contenuto in una bottiglia. Che cosa dice?

La nave Titanic in partenza (Canva – Inran.it)

È il maggio del 1913 quando un uomo a passeggio con il proprio cane, ritrova un messaggio scritto a mano, inserito all’interno di una bottiglia di vetro. Il ritrovamento avviene sulla spiaggia di Dinkettle, a Cork, in Irlanda. Il messaggio, si scoprirà appartenere al Titanic, la mitica nave affondata un anno prima, il 15 aprile 1912.

La bottiglia contenente il messaggio è stata trasportata dalle correnti atlantiche per un anno intero, arrivando sulle coste irlandesi, proprio da dove il leggendario Titanic era partito? Il tappo della bottiglia è legato con un laccio per scarpe. Al suo intero, custodisce un rotolino di carta: è il messaggio di addio da parte di un giovane.

Titanic: il messaggio nella bottiglia ritrovato dopo il naufragio

La folla sul Titanic in attesa dei soccorsi (Canva – Inran.it)

L’uomo apre la bottiglia e legge il foglietto al suo interno, non appena legge la scritta Titanic, corre immediatamente alla polizia. La polizia inizia subito le ricerche, per scoprire chi avesse inviato il messaggio, arrivando a indicare un tale Jeremiah Burke, di Glanmire, un irlandese che si era imbarcato proprio sul Titanic, con la speranza di intraprendere una nuova vita in America.

In breve, le forze dell’ordine si rendono conto che lo stesso Burke fa parte della lista delle persone scomparse a seguito del naufragio. Nato nel 1893 a Ballynoe, Glanmire, un sobborgo di Cork, Jeremiah Burke aveva intrapreso la traversata dell’oceano per ricongiungersi con le sue due sorelle, stabilitesi entrambe negli Stati Uniti, già da qualche tempo.

Burke, dunque, aveva risparmiato tanto per raggiungere le sorelle a Charlestown, nel Massachussetts, con la speranza di trovare un buon lavoro. L’uomo, appartenente alla terza classe, si era imbarcato insieme alla cugina Hanorah Hegarty. In tasca, aveva una bottiglietta di acqua benedetta, consegnatagli dalla madre come forma di protezione per il viaggio.

La curiosa storia del povero Jeremiah Burke

Il Titanic affonda la notte del 15 aprile 1912. Per sapere chi fosse sopravvissuto, le autorità devono attendere però il 18 aprile, quando la nave Carpathia, giunta in soccorso dei naufraghi, arriva sulle coste newyorkesi. Nel mese successivo, si susseguono diverse operazioni per recuperare le salme, ma i corpi di Jeremiah e di sua cugina non verrano mai identificati.

A confermare l’autenticità del biglietto contenuto nella bottiglia è proprio la mamma di Jeremiah. Probabilmente, il figlio, durante il dramma, aveva svuotato la bottiglia dell’acqua benedetta e aveva scritto una lettera, mettendola al suo interno e chiudendola per bene. Tuttavia, restano molteplici dubbi: il primo, è la data riportata sul foglio.

La lettera, infatti, contiene la data del 10/04/1912, cioè il giorno della partenza, ma la forma della data è diversa dalla norma anglosassone, dove si pone prima il mese e poi il giorno (4/10/1912). Inoltre, a destare altri dubbi, è il luogo del ritrovamento, proprio sulla costa irlandese, guarda caso dove viveva la famiglia Burke.

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Il messaggio recita “Addio a tutti, dal Titanic. Burke di Cork”. La mamma del giovane è convita che la calligrafia sia la sua, inoltre, il laccio delle scarpe per sigillare il tappo testimonia lo stato di emergenza della situazione stessa. A non combaciare, comunque, è ancora la data, ma forse ciò potrebbe essere spiegato con la confusione del momento.

La polizia, però, fornisce una risposta più logica: Burke aveva lasciato la bottiglia come saluto alla sua Irlanda, nascondendola sotto la sabbia della spiaggia, e lo aveva fatto la mattina stessa del 10 aprile 1912, poche ore prima di imbarcarsi sul Titanic. Jeremiah aveva solo 19 anni, compiuti proprio il 15 aprile 1912, il giorno dell’affondamento.

Andrea Cerasi

Romano, laureato in Lettere all'Università La Sapienza di Roma, è autore di romanzi e saggi. Appassionato di ambiente e di sostenibilità, amante della natura e degli animali.