Perché viene dato grande rilievo alla Pet therapy, cos’è ed in che modo riesce a mitigare anche le situazioni cliniche più compromesse.
Che cos’è la Pet therapy? Siamo davvero sicuri di conoscere tutti gli aspetti di questo particolare e certamente bel percorso ideato per alleviare le sofferenze dei malati? È ben noto l’impiego degli animali per migliorare lo stato di salute mentale delle persone. Con cani soprattutto, seguiti a ruota dai gatti.
Ma la Pet therapy può avvalersi anche di altre specie di animali. Vediamo meglio cos’è e come fa a rivelarsi utile. La sua creazione risale al 1964 per opera di Boris M. Levinson, uno psichiatra infantile che per primo intuì le potenzialità dell’interfacciarsi con degli animali per mitigare gli effetti di malattie anche gravi.
Dunque, cos’è la Pet therapy entrando più nel dettaglio? Non esiste un solo approccio ma ce ne sono di diversi. La Pet therapy è oggi nota come IAA (interventi assistiti con gli animali) ed è costituita dalle sue “sottovarianti” AAA (se predomina la componente volta al gioco), quella EAA (se predomina la parte educativa) e quella TAA (con una maggiore importanza rivolta all’aspetto più propriamente terapeutico).
Pet therapy, perché è importante e come funziona
A decidere se sia il caso o meno di procedere con la Pet therapy ci pensano i medici ma anche altre figure professionali come educatori, veterinari, psicologi e diverse altre. L’approccio con cani, gatti, coniglietti, canarini, pesciolini e quant’altro riesce a creare una empatia profonda tra l’animaletto ed il paziente.
Quest’ultimo vede migliorare ulteriormente la propria psiche, che può finire con l’andare comprensibilmente in frantumi per via del fatto di dovere convivere con una malattia cronica e/o grave. Si ha un senso di responsabilità e sorge una premura che alla fine rivestono una importanza in fatto di umore a dir poco fondamentale.
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