Che cosa sappiamo su questa Atlantide italiana, che sorge in un luogo davvero unico e particolare e che, ai suoi tempi, pare sia stata magnifica ed imponente.
C’è una “Atlantide italiana” della quale non tutti conoscono l’esistenza. E che non è affatto circondata dal mare, come si pensa comunemente di quella che invece pare sia stata una città o addirittura un subcontinente sparito in età antica. Nel nostro caso, altro che mare! Ci troviamo da tutt’altra parte.
Questa Atlantide italiana è nota come Rama e pare che sorgesse nella Val di Susa, tra le alture del Piemonte. Il territorio specifico che già nei secoli passati circoscriveva la stessa Rama era compreso tra le località di San Giorio di Susa, Bussoleno e Chianocco. Se ne parla in particolare in un documento risalente al 1764.
Rama sarebbe stata sovrastata dalla imponente presenza del Rocciamelone, una delle principali montagne delle Alpi Graie. Poi però un tragico evento avrebbe cancellato via la Atlantide italiana. Tutto quanto sarebbe da imputare ad una calamità naturale, e ad una alluvione per la precisione.
Atlantide italiana, la storia di Rama
Non si conosce il periodo della presunta origine di Rama. Non si sa quando venne edificata anche se c’è la relativa certezza che debba essere esistita. Ed a popolarla deve essere stata con tutta probabilità una antica popolazione. Il fatto di saperne così poco contribuisce a datare l’esistenza di questa città a millenni fa, probabilmente in epoca preistorica secondo alcuni. Lì poi si è sviluppata la civiltà celto-ligure dei Cozii.
Poi anche i primi romani, all’epoca della loro espansione con relativa colonizzazione della penisola italica, riuscirono ad entrarvi in contatto. Lì in Val di Susa sorgono delle mura dalle dimensioni decisamente grosse, decisamente troppo ben lavorate e collocate le une sopra alle altre per quella che era la tecnologia del tempo. Eppure sono ancora lì, o almeno ciò che ne resta.
Tante poi sono anche le leggende e le speculazioni che collegano Rama a questo od a quel mito noto. Come ad esempio la ricerca del Sacro Graal. Secondo la leggenda si tratta della coppa utilizzata da Cristo per bere il vino durante l’Ultima Cena, e che poi Giuseppe di Arimatea impiegò per raccoglierne il di Lui sangue nel corso della crocifissione.
Quali prove ci sono
C’è anche un’altra versione in merito alla scomparsa di Rama, secondo la quale la colpa di tutto andrebbe attribuita ad un disastroso terremoto che finì con il creare una voragine tale da inghiottire tutte le case e gli edifici sacri che lì sorgevano.
I resti delle mura della città sorgono sul territorio di San Didero e di Borgone Susa. In realtà di prove archeologiche concrete non ce ne sono, al di là dei resti delle mura.
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Che comunque non sono in grado di fornirci nulla a proposito di chi le costruì ed utilizzò per proteggersi. Resta il fatto che la Atlantide delle alture del Piemonte è in grado di esercitare un grande fascino. E visitare quei posti è davvero un qualcosa di molto suggestivo e di effetto.