Si tratta del trattamento integrativo 2023 per i lavoratori, ossia l’ex Bonus Renzi, 100 euro al mese in busta paga: i cittadini a cui spetta.
Il Bonus Renzi, oggi chiamato trattamento integrativo 2023, può arrivare fino a 120 euro al mese e per un massimo di 1200 euro l’anno. In base alla fascia di reddito di un cittadino. Si tratta di una misura anticipata direttamente dal datore di lavoro in busta paga, oppure viene erogata dall’INPS. Ma quali sono i cittadini che possono richiederlo?
Il trattamento integrativo è una somma riconosciuta a cadenza annuale per tutti i lavoratori dipendenti. Fino al 2020 era conosciuto col nome di Bonus Renzi. Si tratta di un Bonus Irpef che può raggiungere la somma di 120 euro mensili, in base alla fascia di reddito. Rispetto al vecchio bonus Renzi, questo del 2023 si estende a più categorie di cittadini. Quali sono le categorie che possono richiederlo?
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Tra le categorie di cittadini rientrano i lavoratori atipici ma anche i disoccupati, questi ultimi possono integrarlo con la Naspi o con la cassa integrazione, ma anche in caso di stage o di borse di studio. Una misura che viene anticipata dal datore di lavoro ai propri dipendenti in busta paga, oppure erogata dall’INPS.
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Il lavoratore può recuperare la cifra nel momento in cui effettua la dichiarazione dei redditi. Una volta effettuata la dichiarazione dei redditi, il lavoratore può recuperare la somma chiedendo il rimborso all’Agenzia delle Entrate.
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Questa agevolazione rientra anche nel 2023, essendo stata confermata, e spetta ai cittadini con reddito inferiore ai 15 mila euro. I cittadini richiedenti sono coloro che rientrano nelle categorie di lavoratori dipendenti, sia nel settore pubblico che in quello privato, i soci lavoratori delle cooperative.
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Ma anche i lavoratori atipici e con contratto co.co.co, gli stagisti e i borsisti, i lavoratori che svolgono mansioni sociali, i disoccupati percettori di Naspi o in cassa integrazione. Simulando il reddito annuale del lavoratore, si ottiene la cifra esatta dell’incentivo erogato. Per ogni chiarimento, il consiglio è quello di contattare il patronato, il Caf o il portale INPS.