Quando si mangia cibo toppo calorico, non solo si mette su peso, ma subentra un meccanismo psicologico di senso di colpa.
La sana alimentazione incide sul nostre benessere. Benessere fisico e benessere psicologico. Al contrario, quando si mangia male e si consumano cibi troppo calori, ciò non solo incide sulla nostra salute e sull’aumento del peso, ma innesca un meccanismo psicologico che, in molti casi, ci fa sentire in colpa.
Il senso di colpa alimentare esiste davvero e lo sperimentano tantissime persone. Si tratta di una sfida alla propria volontà e mette in evidenzia un rapporto conflittuale con il cibo stesso. Come si riconosce e come si affronta? Una psicologa cerca di spiegare le motivazioni che portano una persona a sentirsi in colpa dopo un pasto poco equilibrato.
Senso di colpa alimentare, cos’è e come si combatte
Questa sorta di frustrazione rientra nelle psicopatologie, ed è un disturbo molto frequente. Si riferisce soprattutto a determinate persone, le quali hanno un rapporto particolare con l’alimentazione e con il proprio vissuto. Il senso di colpa è strettamente connesso a un comportamento etico. Mangiare male influisce sulla salute, è uno sbaglio, e allora ci si sente come peccatori.
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Si tratta di una specie di rimpianto per non aver combattuto la propria volontà, per essersi abbandonati all’istinto o, in questo caso, alla gola. Si crea un certo stato di tensione. La psicologa parla di uno stato molto simile all’ansia e alla rabbia, avvertito soprattutto a livello mandibolare e all’altezza dello stomaco, cioè i due punti essenziali per il transito del cibo.
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Questo meccanismo scatta soprattutto nelle persone che stanno seguendo una dieta dimagrante o uno specifico programma alimentare. Si tratta di un errore e così ci si sente in colpa. Se le emozioni si gestiscono attraverso il consumo di cibo, queste condurranno a sentirsi di nuovo in colpa, scatenando un circolo vizioso. Le cause di questa patologia si possono rintracciare nel divieto di consumo di un determinato alimento, il quale scatena un desiderio irrefrenabile.
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Oppure, altra causa è una dieta troppo restrittiva, che lascia sempre affamati e che scatena la voglia di lasciarsi andare, almeno per una volta. Un altra causa è l’abitudine a gestire le emozioni attraverso il cibo, dando così troppa importanza all’alimentazione. Avere consapevolezza del proprio mondo emotivo è sicuramente un modo per reagire.
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Avere una buona forza di volontà e resistere alla tentazione costante è una buona abitudine per stare bene. Altrimenti, se si è schiavi del cibo, si può intraprendere un percorso psicoterapeutico insieme a uno psicologo. Bisogna individuare le situazione scatenanti e accettare eventuali sbagli. Non bisogna essere troppo severi con se stessi, ogni tanto fa bene alla mente lasciarsi andare. Abbuffarsi ogni tanto non è una condanna, il problema subentra quando si tende spesso a esagerare.