Attenzione a ciò che scrivete su WhatsApp, secondo una nuova legge può diventare valido come documentazione per i processi giudiziari.
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Di recente, la Cassazione ha approvato una legge secondo cui anche i messaggi inviati o ricevuti su Whatsapp sono validi come prove documentali giudiziarie. Ai sensi dell’articolo 234 c.p.c sono utilizzabili in giudizio, pertanto occorre prestare molta attenzione a ciò che si scrive, che si riceve nonostante si tratti di un banale messaggio invito su Whatsapp. Tutti i dettagli.
Ai sensi dell’articolo 234 c.p.c., i messaggi su WhatsApp ricevuti o inviati possono diventare dei veri e propri testimoni documentali in giudizio. Come esprime la Cassazione nella sentenza della Cassazione n. 39529/2022, i messaggi registrati sono da ora in poi validi come strumento di prova in appello.
Secondo un recente processo, un imputato è condannato in primo e secondo grado per utilizzo indebito di strumenti di pagamento diversi dai contanti. L’imputato ha 4 motivi dietro a questo reato:
Come stabilito dalla corte di Cassazione: “in tema di mezzi di prova, i messaggi “whatsApp” e gli sms conservati nella memoria di un telefono cellulare hanno natura di documenti ai sensi dell’art. 234 cod. proc. pen., sicché è legittima la loro acquisizione mediante mera riproduzione fotografica, non trovando applicazione né la disciplina delle intercettazioni, né quella relativa all’acquisizione di corrispondenza di cui all’art.2 54 cod. proc. pen.”
Anche gli sms e gli screenshot fatti ad esso sullo smartphone hanno valore di prova giudiziaria per la polizia e durante un processo. Così come immagini di screenshot scaricate e stampate dal pc hanno natura di prova documentale e pertanto possono essere utilizzate in un eventuale processo giudiziario.