Se sei intollerante al glutine e hai sempre dovuto fare i conti con questa allergia, ti farà piacere sapere che una recente scoperta ha cambiato le sorti di chi soffre di celichia. Scopriamone gli sviluppi.
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Chi deve fare i conti con la celiachia nella quotidianità, e di conseguenza fare attenzione agli alimenti assimilati, saprà che si tratta di una condizione tutt’altro che piacevole.
Si tratta infatti di una reazione immunitaria a seguito dell’assunzione del glutine che a lungo andare può provocare un’infiammazione consistente in grado di danneggiare l’intestino tenue, oltre a impedire il buon assorbimento di alcuni nutrienti. Ma di recente è stata fatta una scoperta davvero sensazionale che potrebbe cambiare gli sviluppi di questa intolleranza.
In alcune grotte sotterranee dell’Algeria, rimaste inesplorate fino a questo momento, dei ricercatori hanno rinvenuto una nuova tipologia di batteri correlati al genere Bacillus. Si tratta di microrganismi che hanno dimostrato delle potenzialità importanti nel risolvere il problema dell’intolleranza al glutine; una condizione che si manifesta con sintomi spiacevoli dopo il contatto con questo complesso proteico. I più comuni sono meteorismo, stitichezza o diarrea, gonfiore e dolore addominale, stanchezza e mal di testa. Principale proteina della segale, grano e orzo, il glutine è davvero diffuso in natura ed è per questo che i celiachi sono costretti a fare attenzione a tavola assumendo solo alimenti privi di glutine.
Ma la scoperta di questi batteri potrebbe cambiare le carte in tavola per chi soffre di celiachia. Tali microrganismi sarebbero infatti in grado di scomporre tale proteina responsabile dell’intolleranza, oltre ad essere capaci di sopportare condizioni estreme che si possono trovare nell’intestino. Le potenzialità di questi nuovi batteri sono state riportate in questo articolo e ciò dimostra quanto di inesplorato ci sia ancora sul nostro Pianeta. Secondo alcune stime, infatti, i microbi terrestri sarebbero più di un trilione di specie differenti e di queste ve ne sono state identificate solo una minima frazione. Questo è dovuto in parte al fatto che circa il 30% vive nel sottosuolo e dunque difficilmente raggiungibili dall’uomo.
Ad ogni modo, secondo Natuschka Lee, ricercatrice e co-autrice dello studio, questa scoperta apre nuove prospettive per le persone con intolleranze alimentari, poiché questi nuovi ceppi possono essere utilizzati per future ricerche su come ridurre gli effetti negativi della digestione del glutine in chi ne è intollerante.