Una pianta che produce energia: la scoperta che cambierà tutto, siamo salvi. E’ destinata a rivoluzionare le nostre vite e la società
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Si parla tanto di crisi energetica. Se ne parla però solo per una questione pratica, il motivo più vecchio del mondo. Il denaro. Ad oggi c’è il rischio che il gas non basti più per tutti per produrre energia e per i motivi per cui siamo soliti utilizzarlo, a causa ormai della lunga guerra in Europa. Da tempo però, il problema esisteva. Da tempo ci si chiedeva se fosse il caso di concentrare tutta la nostra produzione su un solo esportatore e la discussione sulle fonti di energia rinnovabili seppure esistesse, non è mai stata troppo presa sul serio dalle istituzioni.
Questo ci ha portato ad essere dove siamo adesso: un momento di crisi profonda, dove siamo costretti a frazionare l’energia, il cui prezzo è cresciuto ( e crescerà) moltissimo.
Una pianta che produce energia: la strada per la rivoluzione
Se si fosse investito prima nelle energie rinnovabili, con buona probabilità al giorno d’oggi potremmo essere più sereni, e sapremmo meglio gestire la crisi, al contrario di quello che sta accadendo adesso. Eppure, nonostante il periodo nero più di qualcuno tenta di correre ai ripari: Enel ha lanciato il fotovoltaico da balcone, e ora un nuovo studio ha rivelato che una pianta può fare tutta la differenza.
L’intuizione brillante è venuta ad un team di lavoratori di cambridge che ha voluto ispirarsi alla fotosintesi svolta dalle foglie che trasformano la luce del sole in energia chimica. Si è lavorato dunque ad una foglia chimica che lavorasse come trasformatore di energia, in modo che anche il processo di produzione non divenisse tossico per l’ambiente.
I lavori al progetto in realtà vanno avanti da lungo tempo. Il primo prototipo era stato rilasciato infatti già nel duemiladiciannove, ma i costi erano troppo alti perché il lavoro fosse realmente impiegabile nell’industria. Inoltre rimaneva il problema che la stessa foglia era decisamente troppo grandi.
Oggi i risultati possono essere finalmente apprezzabili, grazie anche al lavoro di miniaturizzazione dei microchip.