Bevande gassate e birra industriale cominciano a sparire dagli scaffali dei supermercati a causa della carenza di anidride carbonica.
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Altra conseguenza della crisi energetica e del gas di questo periodo è la carenza di anidride carbonica che serve per produrre bibite gassate, nonché tutte le birre commerciate nei negozi. Questa carenza sta incidendo profondamente sulle aziende europee. Le aziende italiane gridano all’allarme perché non possono più produrre acqua frizzante, bevande gassate e birre.
Alcuni birrifici, come quello della popolare Menabrea, hanno preso un periodo di pausa. È stata la stessa società piemontese a riferire dello stop sulle pagine de La Repubblica, qualche giorno fa. Si spera di poter ripartire al più presto, ma la crisi energetica sta già portando gravi ripercussioni in molti settori. A risentirne sono soprattutto le preparazioni industriali, rispetto a quelle artigianali e dal commercio limitato.
Se la birra artigianale impiega le bollicine derivanti dal processo di fermentazione, per quanto riguarda la birra industriale la situazione si fa più complessa. In questo caso, l’anidride carbonica è essenziale per attuare tutto il processo di produzione, perciò, molte aziende sono costrette a interrompere il lavoro.
Si tratta di un problema importante che mette in crisi tutti i birrifici più grandi e famosi, rispetto a quelli più piccoli e con produzione limitata, che non fanno uso di anidride carbonica. Ma le industrie medie e grandi soffrono questa mancanza di materia prima.
A rischio commercio non è soltanto la birra, ma tutte le bevande gassate, compresa l’acqua frizzante, che lentamente sta sparendo dagli scaffali dei supermercati. Ad esempio, l’acqua Sant’Anna, uno dei maggiori produttori di acqua oligominerale in tutta Europa, già dall’inizio dell’estate ha deciso di interrompere la sua linea di prodotti gassati, intuendo la futura carenza.
A soffrire di questa carenza ci sono tantissimi altri marchi famosissimi, dalla Cola all’Aranciata, per arrivare al prosecco o alla Soda. Occorre rimboccarsi le maniche e attendere tempi migliori. Tuttavia, all’orizzonte non si prospetta nulla di buono. I supermercati, nel frattempo, dovranno restare a secco di queste bevande. Alcune industrie, invece, stanno cominciando ad avviare un propria produzione di CO2.