Un nuovo studio ha ribaltato la situazione e ha messo in luce che il pesce in scatola comporta dei benefici per la salute non indifferenti.
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Il pesce in scatola è sempre stato molto chiacchierato e i dubbi intorno a questo alimento non si sono mai placati. Fa bene o fa male? A chiarire il concetto arriva uno studio del dipartimento di Politiche per la salute dell’Istituto Mario Negri. Lo studio è stato sviluppato attorno ad una serie di dati tra il 1992 e il 2010 della Fondazione AIRC.
Secondo questo studio il pesce in scatola fornirebbe un prezioso aiuto a contrastare l’insorgenza del tumore al colon e al retto. Con pesce in scatola si intende, tonno, sgombro e sardine, in una quantità di circa 80 grammi per porzione. Già in passato si era dimostrato il ruolo protettivo del pesce nei confronti di diverse patologie e adesso sembra esserci un ulteriore conferma.
Pesce in scatola vs tumore: la scoperta dello studio
Secondo lo studio dell’Istituto Mario Negri, consumare almeno due porzioni a settimane di pesce in scatola per prevenire e ridurre il rischio di sviluppare il cancro al colon e al retto. I benefici di questo alimento sembrano provenire dai nutrienti al loro interno, e hanno un’azione antinfiammatoria e anticancerogena grazie agli acidi grassi polinsaturi e al selenio. Maggiore ricerca è ancora da fare, ma gli esperti possono già confermare che acidi grassi essenziali Omega-3 e degli Omega-6, sono essenziali per la salute dell’organismo.
Omega-3 ed Omega-6, proteggono dalla degenerazione cellulare e questo effetto sembra essere amplificato nel pesce in scatola, piuttosto che in quello fresco, grazie all’olio di conservazione che ne assorbe i nutrienti. Oggigiorno, il pesce in scatola viene confezionato ponendo una maggiore attenzione a mantenere le caratteristiche nutrizionali dell’alimento fresco. Quindi, in conclusione, mangiare il pesce in scatola due volte a settimane, fa solo bene alla salute e può aiutare a ridurre il rischio di cancro al colon.