I pagamenti in contanti non sono più ammessi con la stessa semplicità del passato. Se i piccoli importi non comportano problemi, il discorso è ben diverso per quelli più elevati.
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Pagamento in contanti, l’operazione tradizionale sta diventando sempre più avversa alle autorità che lavorano in ambito finanziario. Ed il motivo è facile da intuire: i versamenti con banconote e monete sono molto più difficilmente tracciabili. Per questo motivo ora vige l’obbligo di accettare non solo i pagamenti in contanti ma anche quelli con carte di credito, di debito o con altri strumenti.
Dal 30 giugno 2022 l’obbligatorietà di accettare anche le carte vige per tutti gli esercenti. Dal tabaccaio al barista, passando per i consueti negozi, fino anche a professionisti quali medici, dentisti, architetti, commercialisti e così via. Un diniego potrà essere sanzionato con una multa da 30 euro più il 4% del totale dell’operazione rifiutata.
E non a caso, anche i bancomat e gli sportelli automatici per prelevare sono diminuiti fortemente nel corso degli ultimi dieci anni. L’Unione Europea ed i governi centrali stanno spingendo per arginare il più possibile il pagamento in contanti, anche con norme più stringenti in fatto di cifre massime accettate per prelievi e per compiere alcune operazioni.
Superando questo tetto (che dal 1° gennaio 2023 sarà di 999,99 euro) scatterà poi un probabile accertamento da parte della polizia giudiziaria. Con anche l’applicazione delle multe previste, se verranno compiute delle operazioni dai mille euro a salire con strumenti non tracciabili.
Anche frazionare le operazioni allo scopo di non superare i fatidici 999,99 euro non metterà dal riparo di controlli e di eventuali sanzioni.
Infatti tutto questo verrà considerata come una manovra sola, sia se i prelievi vengono compiuti nell’arco di sette giorni che anche in periodi superiori, qualora le autorità preposte dovessero ravvisare una certa artificiosa metodicità nella cosa.