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Categorie: Salute e Benessere

Solitudine: gli effetti dannosi sul cervello secondo l’ultimo studio

Pubblicato da
Serena Ponso

La solitudine è una brutta bestia, non solo da un punto di vista emotivo, ma più che altro per gli effetti dannosi che può scatenare sul cervello, che sono questi secondo un recente studio.

Uomo solo (Pixabay)

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Una condizione come la solitudine potrebbe non essere un problema per alcuni, ma invalidante per altri, specialmente per chi soffre di determinate patologie o è giunto a una certa età della vita.

Si sente dire molto spesso che la solitudine è una malattia e che per questo di solitudine si può morire, e secondo questo studio è proprio così, dato che sono stati riscontrati effetti dannosi sul cervello. Ma vediamo insieme quali sono le conclusioni alle quali sono giunti gli studiosi.

La solitudine può provocare questi effetti dannosi sul cervello

Ragazzo solo (Pixabay)

La solitudine è una condizione che si può manifestare facilmente e chi ne soffre di più sono soprattutto due categorie di persone: gli anziani e gli adolescenti. Tale stato determina degli effetti secondari che possono interessare vari aspetti dell’individuo e compromettere lo stato di salute della persona che vive questa situazione, dalla quale a volte è difficile uscire. Tant’è che c’è chi addirittura non sopravvive. Lo ha dimostrato un recente studio, che ha messo in luce la relazione che intercorre tra chi ha pochi contatti sociali e un maggiore rischio di ictus e infarto, addirittura maggiore del 30%.

Tale ricerca è stata realizzata da alcuni studiosi internazionali, i quali hanno analizzato circa 1537  individui tra giovani e anziani. A tutti i soggetti sono stati somministrati dei questionari attraverso i quali gli si chiedeva come si sentissero, oltre a valutare la loro memoria episodica. Dai risultati è emerso che i sentimenti di solitudine erano in qualche modo in stretta relazione al declino cognitivo riscontrato nel gruppo di tedeschi over 60, ma non in quello degli svedesi, alcuni della stessa età e altri tra i 10 e i 15 anni.

Tale differenza però non riguarda tanto l’età, quanto piuttosto le differenze culturali, che rendono alcune persone particolarmente esposte a tale condizione piuttosto che altre. Lo ha spiegato Cristina Solé-Padullés, la principale autrice dello studio. Dalla ricerca è dunque risultato come la solitudine possa compromettere e accelerare il funzionamento cognitivo, fino al raggiungimento della demenza. Allo stesso tempo però, è anche vero che il declino della memoria può essere una delle cause che può portare alla solitudine.

Serena Ponso

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Serena Ponso