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Può capitare di andare a sbattere. Ora, pur non volendo fare magari i fatalisti e gridare al pericolo costante che ci minaccia da vicino h24, sarebbe da sciocchi pensare che non ci sia mai nessun rischio. D’altra parte ci sono zone del nostro copro più fragili di altre: la nuca, le dita, alcune articolazioni, oppure alcune zone fatte in maggioranza di cartilgine, che possono essere più soggette a traumi e che quindi dobbiamo “sorvegliare” con un po’ di attenzione in più.
In particolar modo, il mignolino del piede possiamo dire che rientri in quelle zone del nostro copro in cui sappiamo che più facile farsi male. Pensiamo a tutte le volte in cui magari camminiamo e, malaguratamente, sbattiamo sullo spigolo di un mobile. O magari inciampiamo e cadiamo male: una delle zone in cui sentiamo più dolore è proprio il dito più piccolo.
Molto spesso, quando ci accade un infortunio, in questa parte del corpo, facciamo fatica a capire se si tratti di una frattura o meno, visto che comunque fa molto male. Ma come distinguere la frattura da qualche altro tipo di trauma? Anzi tutto, la frattura causa un livido quasi istantaneo della zona. Nei casi più gravi, di frattura scomposta, possiamo vedere le ossa premere sulla pelle. Il dito appare gonfio, a causa della rottura dei capillari e dei tessuti della zona, ed è immobile, e non riesce ad esser mosso in alcun modo.
A causa del dolore, è impossibile sia camminare che poggiare il dito in terra. La frattura del dito può essere provocata o da un urto diretto, come quando ad esempio andiamo a sbattere su di una superficie resistente, o per esempio per una storta.
La maggior parte dei traumi di media entità, quando la frattura non è scomposta, si risolve in modo autonomo nel giro di sei settimane. Soprattutto nei primi giorni, è consigliato l’uso di ghiaccio per placare il dolore locale. La medicina migliore rimane in ogni caso il riposo.