L’autismo, uno tra i più diffusi disturbi del neurosviluppo, è stato studiato più volte per cercare di indagare che cosa causa la malattia e con questo studio sono stati fatti dei passi in avanti. Scopriamoli insieme.
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Neurodiversità che influenza le capacità di comunicazione e interazione, l’autismo può compromettere la percezione che le persone che ne sono affette hanno del mondo.
Non esiste dunque un’unica forma di autismo ed è proprio per questo che si parla molto spesso di disturbi dello spettro autistico, dato che ogni varietà presenta caratteristiche differenti.
Ma nonostante si tratti di un disturbo molto diffuso, purtroppo non si è ancora riusciti a rintracciarne le cause. Però di recente sono stati fatti dei passi avanti grazie a questo studio, che ha individuato un importante fattore all’interno del cervello.
Questo fattore potrebbe dare un’informazione in più sulla causa dell’autismo
Secondo le ricerche fatte fino ad oggi le cause dell’autismo potrebbero avere a che fare con fattori genetici e ambientali, anche se nulla può considerarsi del tutto certo. Ma questo recente studio ha individuato un fattore in più, che a quanto pare risiede nel cervello. Nello specifico, si trova all’interno della neocorteccia, che in un adulto rappresenta circa il 90% della superficie celebrale, dove potrebbe risiedere un diretto legame con le disabilità che interessano lo spettro dell’autismo.
Lo ha rivelato una ricerca condotta dall’A&M College of Medicine del Texas, con il fine ultimo di capire perché nelle persone affette da autismo le cellule staminali si addossano le une sulle altre formando una neocorteccia spessa, mentre invece nelle altre persone si dispongono una a fianco all’altra, contribuendo alla formazione di una neurocorteccia sottile.
La neocorteccia è fondamentale perché ci permette di gestire alcuni aspetti che ci contraddistinguono come esseri umani: il linguaggio, la percezione e la cognizione. Dunque, più la superficie della neocorteccia è ampia e maggiori saranno le capacità che è in grado di gestire nell’individuo. Era già stato indagato il modo attraverso il quale le cellule staminali neuronali si muovono durante il ciclo cellulare, ma questo studio ha invece messo a punto il meccanismo attraverso il quale questa parte del cervello si forma.
Ciò avviene attraverso un movimento che va dal basso verso l’alto; secondo gli studiosi funzionale per distribuire al meglio le nuove cellule staminali. Un movimento regolato da un citoscheletro, sui cui binari viaggiano i nuclei delle cellule. Questi sono creati grazie alle cellule stesse per organizzare e direzionare quelle nuove. Questo processo prende il nome di “migrazione intercinetica nucleare”, che è fondamentale per una corretta distribuzione della neocorteccia.
Ma perché queste scoperte sono importanti per i futuri studi sull’autismo? Perché sapere in che modo il nostro corpo è in grado di formare queste parti permetterà ai ricercatori di effettuare nuovi studi per la produzione di un cervello in vitro. Grazie a questo sarà utile sperimentare nuovi psicofarmaci.