Questo processo è molto diffuso, purtroppo. Molte volte siamo noi stessi a dare adito alla migrazione negli alimenti senza che ce ne rendiamo conto.
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI DI OGGI:
Migrazione negli alimenti, un qualcosa del quale sentiamo spesso parlare e che non va sottovalutato, perché c’è di mezzo la nostra salute. Questo fenomeno avviene tutti i giorni, quando sottoponiamo il cibo che siamo soliti preparare e mangiare a delle specifiche azioni.
Il modo più frequente attraverso il quale avviene la migrazione negli alimenti consiste nel rivestirli con la carta stagnola od anche con la pellicola trasparente. Influiscono su questo fattore anche la tipologia di cibo, il tempo e la temperatura. La migrazione negli alimenti sarà più marcata con cibi caldi, grassi e sottoposti a rivestimento con alluminio o pellicola per più giorni.
In questo senso si ha quindi un rilascio di particelle di materiali costituenti il rivestimento direttamente nel cibo. Per evitare la migrazione negli alimenti perciò bisogna ricoprire il cibo solamente quando è freddo. E lo stesso va tenuto in questo modo al massimo per un paio di giorni, quindi andrà consumato nel brevissimo periodo per evitare eventuali complicazioni.
Il fenomeno della migrazione può dare adito ad una sovraesposizione a situazioni potenzialmente pericolose per la salute. Le microparticelle che finiscono in ciò che mangiamo possono risultare infatti potenzialmente cancerogene. Si tratta di residui di polimeri e di altre sostanze impiegate in ambito industriale.
E la migrazione avviene anche mediante l’uso reiterato e prolungato di bottiglie di plastica, di borracce non adeguatamente pulite, di pentole e padelle vecchie. Proprio le stoviglie possono essere una fonte preoccupante di PFAS, ovvero di sostanze chimiche definite “perfluoroalchiliche”.
Tali sostanze sono impiegate nell’industria perché hanno diverse proprietà: sono ignifughe, conferiscono resistenza agli oggetti, sono antiaderenti e molto altro. Però hanno come controindicazione il fatto di potere rilasciare dei residui nocivi nel cibo, in determinate condizioni.
Inoltre i prodotti in cui si trovano (non solo stoviglie ma anche articoli di cancelleria, cosmetici, tessuti, detergenti…) non sono degradabili in natura. Questo vuol dire che sono anche fortemente inquinanti e che possono resistere almeno per un migliaio di anni, contaminando l’acqua che beviamo e le piante che ci danno ortaggi e frutti.
Senza contare come anche la catena alimentare di qualsiasi ecosistema può risultare a sua volta contaminata. Gli animali erbivori che mangiano vegetali inquinati dai PFAS trasmettono potenzialmente tale contaminazione attraverso la loro carne.
I PFAS possono portare al sorgere di malformazioni genetiche, tumori, problemi seri all’apparato endocrino ed altro. Per cui dobbiamo sempre fare attenzione nel controllare gli accessori che impieghiamo in cucina e non, ed anche alcune nostre abitudini.