Chi è in città si sta rifugiando nelle piscine e nei parchi acquatici per sopravvivere al caldo, ma i batteri fecali rilevati e le scarse condizioni igieniche di questi spazi non li rendono più una buona scelta.
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In attesa delle vacanze non c’è niente di meglio che rinfrescarsi nelle piscine e nei parchi acquatici per sentirsi già in ferie, cercando di evadere il più possibile dall’asfalto e dal cemento.
Ma se questa era un’opzione allettante in origine, ora dovrai ricrederti perché tra batteri fecali e condizioni igieniche inesistenti questi ambienti non sono più un luogo sicuro. Cerchiamo di capire che cosa sta succedendo nel nostro Paese.
Batteri fecali in parchi acquatici e piscine: tante sanzioni e chiusure
L’allarme è arrivato da alcune piscine e parchi acquatici nelle province di Latina, Messina e Viterbo. Qui sono stati infatti rilevati dai carabinieri del Nas batteri fecali e pessime condizioni igienico sanitarie, al di fuori di ogni legge e limite di sicurezza. Proprio per questo motivo queste strutture sono state chiuse ed è scattato un controllo a tappeto su tutto il territorio.
Una verifica dovuta anche alle temperature eccezionali di quest’estate, che incrementano la proliferazione dei batteri nell’acqua. Alla data di ieri 83 strutture su 288 sono risultate irregolari, con conseguenti sanzioni, sia penali che amministrative. Ma le irregolarità non riguardano solamente le condizioni igieniche. A Napoli, ad esempio, è stata individuata una piscina abusiva, la cui attività non è mai stata registrata. Nonostante ciò, il gestore faceva entrare i clienti a pagamento. Lo stesso è successo anche a Baria.
Mentre a Catania, Reggio Calabria e in provincia di Viterbo sono state chiuse alcune strutture per le gravi condizioni igienico-sanitarie. Ma il peggio del peggio è stato riscontrato a Latina, dove all’interno di un parco acquatico le piscine venivano riempite con l’acqua proveniente dai pozzi. E poi, come se non bastasse, a queste violazioni si sono aggiunte quelle che hanno a che fare con il cibo. Sono stati infatti sequestrati tantissimi prodotti scaduti o non controllati. Infine, alcune strutture non osservavano nemmeno le misure di contenimento Covid-19, oltre a tutte le altre normative di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Insomma, una condizione ai limiti dell’assurdo, probabilmente anche a causa della mancanza di acqua in una stagione così critica come quella di quest’anno, a causa dell’allarme siccità. Riciclare l’acqua però non vuol dire di certo questo.