Rischio incendi anticipato: anno dopo anno l’Europa brucerà sempre prima

Quest’anno il caldo potrebbe raggiungere picchi record e ciò vuol dire che più andiamo avanti nel tempo e maggiore sarà il rischio di incendi anticipato. Ma tutto ciò cosa comporta? Scopriamolo insieme.

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Incendio (Pixabay)

Ormai non possiamo più negarlo: ci troviamo di fronte a un cambiamento climatico senza precedenti. Molti esperti hanno anticipato già da tempo a che cosa saremmo andati incontro e le loro profezie si stanno verificando. Basta osservare le temperature record di questi giorni per renderci conto di quanto il riscaldamento globale sia ormai una realtà.

È appena iniziato luglio e potremmo addirittura superare il record di caldo torrido del 2003, l’anno che sarà ricordato come tra i più caldi di sempre.

Tutto ciò si traduce in un rischio di incendi anticipato, che non solo si manifesteranno prima ma saranno sempre più frequenti, fino a comportare danni devastanti sul territorio. Lo ha affermato uno studio realizzato presso l’Università di Barcellona. Ma cerchiamo di saperne di più.

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La Terra sta bruciando sempre più: il rischio incendi anticipato è ormai una realtà

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Incendio foresta (Pixabay)

La ricerca condotta dagli esperti in ecologia forestale e climatologi dell’Università di Barcellona ha voluto osservare il continente europeo rivelando dei valori preoccupanti per quanto riguarda il rischio incendi, che è cresciuto di gran lunga negli ultimi anni. Non solo gli incendi sono aumentati di numero, ma si sono manifestati anche prima; un rischio che ogni anno si fa sempre più evidente, causando danni di larga portata al territorio.

Questi fenomeni si concentrano specialmente in primavera ed estate, a causa delle condizioni favorevoli quali ondate di caldo e periodi di prolungata siccità. Ma non è tutto, perché in alcuni casi gli incendi sono così frequenti da non poter essere domati. Alcuni Paesi europei presentano infatti capacità antincendio insufficienti. Un fenomeno che si sta allargando a macchia d’olio, perché non interessa solo l’Europa meridionale, ma anche quella che si affaccia sul Mediterraneo; e a lungo andare potrebbe diventare un problema anche per i Paesi più freddi, dato che anch’essi presentano tundra e foreste boreali.

Ma cosa vuol dire tutto ciò in termini di impatto ambientale? Se gli alberi producono ossigeno utile al nostro fabbisogno (basti pensare che in un anno un albero produce ossigeno  sufficiente per soddisfare il fabbisogno annuo di ossigeno per 10 persone), gli incendi riducono di gran lunga la presenza dello stesso nell’aria e ciò comporta dei danni sia per noi sia per il nostro Pianeta.

Al tempo stesso, gli alberi sono anche in grado di sottrarre anidride carbonica all’atmosfera per trattenerla nel sottosuolo. Una condizione benefica per noi, almeno fino a quando non si manifestano gli incendi che favoriscono nuovamente la liberazione di C02 nell’aria; un’ulteriore aggravante per l’inquinamento, già alto di per sé. Tra le foreste a maggiore rischio d’estinzione vi sono quelle sulle Alpi, Appennini e Pirenei, ma anche nei Carpazi, nel Caucaso e nei Balcani.

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Una delle più grandi sfide del nostro tempo, il fatto di domare gli incendi è diventata una priorità, tant’è che rientra all’interno della Strategia Forestale Europea, che ha lo scopo di ridurre almeno 310 milioni di tonnellate di CO 2 dal settore agricolo e forestale in Europa entro il 2030. Non possiamo che confidare in buoni risultati.

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