Un nuovo studio ha individuato il modo di riparare i danni cardiaci dopo un attacco di cuore, si può quindi “risolvere” l’infarto.
L’infarto è la morte o la necrosi di un tessuto o di un organo che non ricevono un adeguato apporto di sangue e di ossigeno. È una delle principali cause di morte ed è molto diffusa anche nelle donne, al contrario di quello che si crede sempre. Tuttavia, non è detto che un infarto arrivi subito in modo letale. A volte ci sono sintomi lievi che durano per ore, quindi si può riconoscere e si può intervenire.
Gli studi, soprattutto per prevenire un attacco di cuore, sono sempre attivi e questa volta, in una recente ricerca, gli studiosi hanno trovato il modo di riparare i danni cardiaci dopo un infarto. Infatti, anche se dovesse trattarsi di un episodio lieve o comunque grave ma senza conseguenze mortali, i danni al cuore sono importanti e dipendono da quanto tempo la parte interessata è rimasta senza apporto di sangue e ossigeno adeguato.
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Dal momento che l’organismo non è in grado di riparare i danni al cuore dopo un attacco, ci ha pensato la scienza. Ecco qui di seguito tutti i dettagli su come pensano di agire in futuro.
Il team è composto da ricercatori dell’Università Tecnica di Monaco, dal suo ospedale universitario Klinikum Rechts der Isar, dalloSwedish Karolinska Institutet, dalla startup biotecnologica svedese Procella Therapeutics e dall’azienda biofarmaceutica AstraZeneca. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature Cell Biology e consiste in un trattamento che utilizza un pool potenziato di progenitori ventricolari derivate da cellule staminali pluripotenti umane, o HVP.
Questo trattamento permetterebbe di rigenerare il tessuto cardiaco mancante. Alcuni studi precedenti avevano provato con cardiomiociti, ma gli effetti collaterali erano troppi. Invece ora si sta sperimentando con le cellule progenitrici ventricolari umane, quelle che svolgono il ruolo fondamentale nello sviluppo del cuore. Questi trattamenti potrebbero essere fondamentali soprattutto per gli anziani che non sopporterebbero un intervento chirurgico.
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Gli studiosi contano di sviluppare questa tecnica nel migliore dei modi nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Si tratta di un grande passo avanti per il trattamento dei problemi cardiaci in generale, non solo per chi è stato colpito da infarto.