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Ferie e permessi non goduti, scadenza al 30 giugno: che cosa succede

Pubblicato da
Nadia Fusetti

I giorni di riposo, quindi ferie e permessi, non goduti entro il 30 giugno 2022 avranno delle conseguenze, ecco quali.

Uomo al lavoro (Pexels)

Giovedì 30 giugno è una data molto importante per chi si occupa di un’azienda o dei lavoratori della stessa. Infatti, in quella data scade il permesso di godere di ferie e di permessi maturati nel 2020. Ogni datore di lavoro è obbligato per legge a permettere ai propri lavoratori di usufruire di quattro settimane libere. Queste quattro settimane devono essere, però, prese entro questa data.

Se un datore di lavoro non ha dato il permesso ai suoi dipendenti di usufruire di queste ore legali di riposo andrà incontro ad una serie di sanzioni. Da legge in vigore due settimane devono essere riconosciute nell’anno corrente, mentre altre due possono essere riconosciute anche nei successivi 18 mesi. Non oltre. Quindi, le settimane maturate nel 2020 stanno per scadere tra qualche giorno.

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Il mancato godimento delle ferie da parte dei dipendenti cambia il calcolo dei contributi Inps da versare. Tuttavia, dopo queste prime precisazioni, vediamo a che cosa va incontro un datore di lavoro se non ha rispettato queste norme lavorative.

Ferie e permessi non goduti: ecco che cosa succede

Un operaio al lavoro su dei pannelli fotovoltaici (Freepik)

Naturalmente nel contratto di lavoro possono esserci anche degli altri accordi, altri giorni di riposo da concedere. Le sanzioni valgono anche nel caso non siano stati rispettati questi accordi. Se, invece, il lavoratore non ha potuto usufruire di questi giorni di permesso per malattia o per altri motivi, allora questi verranno congelati e sbloccati più avanti, senza sanzioni.

Ma se un datore di lavoro non ha concesso questi giorni di riposo, senza motivo, allora le sanzioni che possono scattare sono varie e dipendono dal danno. Possono andare da 120 euro a 1.800 euro (nel caso si sia verificato l’episodio per più lavoratori oppure per due anni consecutivi). Si può arrivare a più di 5.000 euro di sanzione se l’episodio si è verificato per oltre dieci lavoratori e per più di 5 anni.

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Ma non ci sono sanzioni soltanto economiche. Il tutto può finire anche in tribunale dal momento che il lavoratore ha il pieno diritto di citare in giudizio il proprio capo se non ha rispettato le regole. Al lavoratore, se dimostrerà con prove di non aver potuto avere un recupero psico-fisico, spetta il danno biologico ed esistenziale. Per i permessi, infine, è possibile l’erogazione di un’indennità sostitutiva entro un determinato termine.

Nadia Fusetti