Riciclare la plastica è ormai un’esigenza, e nonostante le innumerevoli possibilità che questo materiale offre, la produzione di antibiotici è di certo la più sensazionale. Uno studio rivela come ciò è possibile.
I nostri mari e oceani sono ormai inondati dalla plastica. Fornendo qualche cifra, ogni anno finiscono nei mari tra i 5 e i 13 milioni di tonnellate di plastica. E se consideriamo l’elevata produzione di questo materiale che produce altrettanti rifiuti, nel 2050 ci ritroveremo a nuotare in un mare di plastica.
Un dato agghiacciante che però ci deve far riflettere, per prendere coscienza di quanto riciclare la plastica sia importante. Se poi da questo materiale è possibile ricavare prodotti di fondamentale importanza quali gli antibiotici, allora tanto di guadagnato. Analizziamo insieme lo studio che ha individuato questa preziosa possibilità che il riciclo è in grado di offrire.
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Come si fa a riciclare la plastica per produrre antibiotici?
La plastica può avere una seconda vita grazie al riciclo, ma chi lo avrebbe mai detto che dalla plastica fosse possibile produrre antibiotici? Eppure è così. Lo rivela questo studio messo a punto dai ricercatori della National University insieme allo Scripps Institution of Oceanography, che ha mostrato la faccia della medaglia senz’altro più bella dell’inquinamento dei mari.
Gli oceani sono invasi non solo da detriti quali bottiglie, ecc., ma anche dalle più comuni microplastiche, ossia piccole particelle che vanno dai 330 micrometri e i 5 millimetri. Per il loro studio gli scienziati hanno incubato la plastica di polietilene ad alta e bassa densità (per meglio intenderci i sacchetti di plastica che si trovano nel reparto ortofrutta) per circa 90 giorni.
Una volta concluso questo termine di tempo, sono stati isolati dalla plastica 5 batteri produttori di antibiotici, che sono stati testati contro diversi bersagli Gram positivi e negativi, scoprendo che questi erano efficaci persino contro 2 ceppi resistenti agli antibiotici. Una scoperta davvero rivoluzionaria, specialmente se consideriamo che al giorno d’oggi vi è una crisi degli antibiotici e un aumento dei superbatteri.
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Dunque, nonostante sarebbe meglio che nei mari la plastica non ci fosse, è sempre meglio vedere il bicchiere mezzo pieno e questo studio ce lo mostra, anche se è ancora da attendere una conferma in merito. La ricerca deve essere ancora revisionata ed è stata presentata solo ieri durante la conferenza dell’American Society for Microbiology. Speriamo dunque in un esito positivo e in una buona dose di ottimismo.