Psicoterapia, come gestire il cambio terapeuta? e soprattutto quando farlo? Rendersene conto è un passo indispensabile.
Terapia, istruzioni per l’uso. Quando ci rendiamo conto che il nostro terapeuta forse forse non fa per noi, spesso ci prende un profondo senso di sconforto. Abbiamo speso tempo, denaro, ci avevamo creduto!
Per quanto possa essere sconfortante, cerca comunque di mantenere la speranza. Quello che hai raggiunto col tuo vecchio terapeuta non andrà perduto: se hai raggiunto dei traguardi, li porterai con te. Fai un respiro e ricomincia. Non hai idea di quanto sia frequente il cambio di terapeuta: molto più di quanto pensi.
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Psicoterapia, il cambio terapeuta ti mette in crisi? Abbi speranza
La psicoterapia è una narrazione, ed è narrazione il rapporto che costruisci con il tuo dottore. Tale processo avviene in tre fasi: osservazione, ascolto e restituzione del dato psichico, dopo che questo è stato filtrato dalla mente dell’analista. Si capisce come quello descritto è un rapporto assolutamente dialogico, dove i due hanno esattamente lo stesso peso. Quello che spesso e volentieri ci sfugge che l’analista prima di essere un dottore qualificato, a cui noi ci stiamo affidando, è in primo luogo una persona. Esattamente, come noi. Ti fa strano pensare che anche lui può avere magari le sue turbe specifiche?
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Però, dopo aver ammesso il terapeuta come persona, il rischio è un altro. Con le persone noi possiamo trovarci o non trovarci bene. Alcuni punti di vista, essendo la terapia una vera e propria narrazione come detto prima, possono pesare enormemente sull’efficacia e sulla bontà del dialogo curativo. Mettiamo il caso un terapista ateo, mentre noi siamo cristiani. Potrebbero crearsi delle situazioni per cui il nostro dottore potrebbe non capirci.
Oppure, potremmo aver necessità di confrontarci con una donna, piuttosto che con un uomo. O ancora, potremmo avere bisogno di un diverso approccio alla terapia. Hai idea di quanti modi di approcciare una relazione terapeuta esistano? i cognitivisti, gli strutturalisti, i funzionalisti, e discorrendo.
Non avere paura se dovessi renderti conto che il tuo terapeuta non fa al caso tuo: non è la fine del mondo. Affronta la decisione in terapia, col tuo stesso terapeuta. Infatti, alle volte, potresti scoprire che lasciare la terapia potrebbe essere a sua volta una difesa del tuo io che si sta facendo sentire, costringendoti a lasciare.
Se così non fosse, al tuo terapeuta farà bene, per crescere come professionista e come uomo, sapere cosa, in caso, non ha funzionato. Sempre che non si tratti di una semplice incompatibilità di caratteri.