Ultimamente si parla molto spesso di body positivity, ma che cosa significa esattamente e in che modo l’arte può educare in questo senso?
La body positivity non è altro che la concezione secondo la quale noi siamo molto di più di ciò che il nostro corpo rappresenta. Ecco perché non bisogna giudicare una persona in base al suo aspetto fisico. Purtroppo, però, nella società in cui viviamo questo accade ancora troppo spesso. Colpa anche della società stessa che veicola messaggi sbagliati e ideali di bellezza ben lontani dalla realtà. E sono soprattutto le giovani ragazze a risentirne.
Essendo la fase dell’adolescenza il periodo della vita in cui ricerchiamo maggiormente l’approvazione e le attenzioni dell’altro, le ragazze si trovano in dovere di apparire sempre belle e impeccabili ma soprattutto magre, canone di bellezza per eccellenza secondo la società moderna.
In realtà la bellezza è un concetto molto più profondo che non ha a che fare con il corpo, poiché astratto e soggettivo. E l‘arte può insegnarci molto in questo senso. Vediamo dunque quali sono gli artisti e i quadri che meglio rappresentano il concetto di body positivity.
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Come l’arte può educare alla body positivity
I canoni estetici veicolati dalla società, ma anche i più moderni social network, sono portatori di veri e propri pregiudizi che riguardano molto di più le donne che gli uomini (però non bisogna mai parlare di disparità di genere, non in Italia e non nel 2022). Pregiudizi che non fanno fatica a tradursi in preconcetti.
Tra i più diffusi e consolidati vi è quello del corpo magro come sinonimo di bellezza. Divenuto un vero e proprio stereotipo femminile che ancora oggi risuona nella vita di tutti i giorni. Stereotipo che a sua volta ha sviluppato due differenti modi di pensare, sempre costellati da pregiudizi: il thin privilege, ossia l’idea secondo cui i magri sono sempre considerati migliori rispetto agli altri, e la fatphobia, ovvero il disprezzo gratuito nei confronti di chi è in sovrappeso oppure obeso.
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Tutto questo dovrebbe farci pensare e riflettere sul motivo per il quale ancora oggi siamo vittime di certi stereotipi e modelli di bellezza che si fondano sul nulla. Eppure molti artisti che ci hanno preceduto hanno dimostrato come in realtà la bellezza sia una questione intangibile e priva di canoni. Ce lo ha insegnato Botticelli con la sua Venere oppure Canova con le sue Grazie o ancora Modigliani, Botero e Picasso con ideali di bellezza diversi e del tutto personali.
Diversi modelli di bellezza nell’arte: da Modigliani a Picasso
Amedeo Modigliani, noto pittore e scultore italiano attivo tra la fine dell’Ottocento e gli inizia del Novecento, era solito rappresentare le sue donne con quel caratteristico collo lungo che ricorre sempre nei suoi quadri. Un ideale di bellezza che mi ricorda in qualche modo una pratica molto comune in Thailandia. Qui esistono infatti alcune tribù che sottopongono le donne a una pratica in grado di farle allungare il collo.
Un collo lungo secondo la loro cultura è infatti sinonimo di bellezza ma anche di ricchezza. Solo le donne dal collo lungo possono godere di quella particolare aura che le rende attraenti agli occhi degli uomini. E dunque non è anche questo un canone di bellezza? Certo che sì! Ma queste donne a differenza di quelle di Modigliani si devono sottoporre per molti anni a una pratica tutt’altro che piacevole.
Altro artista che aveva un’idea tutta sua di bellezza è Fernando Botero, noto per tutti i suoi personaggi “grassocci”. Questo pittore aveva davvero un’idea del tutto originale e innovativa in fatto di bellezza, che associava sempre all’abbondanza. Egli la considerava infatti sinonimo di desiderio, vitalità, positività ed energia. Ecco perché tutti i personaggi che ritroviamo nei suoi quadri hanno una corporatura abbondante. Non solo le persone, anche gli oggetti sono sempre più grossi rispetto al normale. Questo perché la sua tecnica consisteva semplicemente nel dilatare i volumi.
Ecco perché quando gli chiesero perché avesse la tendenza a dipingere donne grasse egli rispose così: “Non dipingo donne grasse. Nessuno mi crede ma è vero. Quello che dipingo sono i volumi […] non è che ho un’ossessione per le donne grasse”. E se la mia associazione precedente era prettamente personale, in realtà Botero si rifà esplicitamente a un certo tipo di cultura per il suo ideale di bellezza. Quella concezione di abbondanza di cui parla come sinonimo di vitalità rimanda infatti ad alcune società primitive (tra le quali quelle dell’America Latina), per cui è bello ciò che è abbondante (e non ciò che piace).
Arriviamo infine all’idea di bellezza secondo Pablo Picasso, famoso pittore spagnolo che con le sue Demoiselles d’Avignon ha rivoluzionato il concetto di bellezza che prima di lui aveva caratterizzato l’arte. Le donne presenti in questo quadro, infatti, si possono considerare tutt’altro che belle. Dalle forme spigolose e con i volti scuri, qui Picasso risente dell’arte negra e primitiva, così come di Gauguin. Non a caso si è ispirato proprio alle donne tahitiane presenti nei dipinti del celebre pittore francese. Con questo quadro Picasso inaugura il cubismo e per questo si allontana da quella visione tradizionale di bellezza intesa come armonia delle forme e delle proporzioni.
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Ora che hai visto le diverse modalità con le quali alcuni pittori hanno rappresentato la bellezza nei loro quadri, chiediti se non sia il caso di utilizzare i social per andare a caccia di opere d’arte piuttosto che di influencer.