Gatti, esseri spirituali? la curiosa leggenda lo dimostra. I nostri amici felini sembrerebbero esser connessi con un’altra dimensione
I gatti, sicuramente, ci piacciono molto. I felini versione domestica conquistano un largo consenso e piacciono davvero a tutti. Eppure, questi gattoni hanno una sfera molto particolare: sembrano esser connessi con una sfera spirituale particolare. Andiamo ad investigarla facendo un tuffo nella tradizione dei gatti.
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Gatti, sono davvero esseri spirituali? La leggenda che lo dimostra
Sui gatti se ne dice di ogni. Sono effettivamente esseri molto particolari e singolari. Spesso si compie l’errore di paragonarli ai cani, ritenendoli meno socievoli, ma in realtà i gatti hanno solo schemi comportamentali differenti, appartenendo ad un altra specie e razza. Il paragone quindi sembra essere del tutto infondato, e non ha una sua logicità specifica.
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Inoltre i gatti hanno una storia completamente diversa da quella dei cani. I gatti infatti, questi fantastici animali che ci piacciono tanto, sembrano avere una strana connessione con una sfera spirituale e impalpabile. Se si guarda alla loro storia, a come nel corso del tempo furono considerati, si capisce che c’è qualcosa di estremamente pertinente. In molti paesi furono considerati sacri, altrove guardiani dell’oltretomba, portatori di anime. Pensiamo all’antico egitto dove i gatti venivano venerati quasi come se fossero divinità.
Ancor oggi si attribuisce i gatti una sensibilità particolare, alcuni ritengono che vedano gli spiriti, altri invece pensano portino sfortuna. Una leggenda antica sembra aggiungersi al coro del materiale che sostiene questa incidenza. Un’antica leggenda bhuddista infatti ritiene che i gatti siano ancora una volta protettori dei defunti. Ci capita spesso di vedere, seduti ai piedi del Bhudda ed incisi nella pietra, proprio dei felini. Questo avviene per questa antica usanza: si dice che infatti, durante i riti funebri, venisse lasciato uno spiraglio nella tomba. Nella bara veniva inserito un gatto: se il gatto, durante o dopo le esequie, sgusciava via, voleva dire che tutto era andato per il meglio e l’anima si era incarnata in lui, continuando il suo percorso di purificazione.