“Percepire un sussidio di disoccupazione è meglio di lavorare”, si lamentano i gestori. In parte è vero, ma ci sono anche altre situazioni controverse.
Sussidio di disoccupazione, un’arma a doppio taglio che finisce con il colpire alcuni settori. In particolar modo il comparto del turismo e della ristorazione. Quante volte abbiamo sentito di gestori che si lamentano del fatto di non riuscire a trovare del personale?
L’accusa lanciata da alcuni di questi è rivolta proprio alla erogazione di un sussidio di disoccupazione. Fattore che porta molta potenziale manodopera “a stare a casa, pagata dallo Stato, anziché rimboccarsi le maniche con il lavoro”. Una lamentela che giunge periodicamente ma che andrebbe vista anche da altri punti di vista.
Perché infatti, anzitutto un sussidio di disoccupazione ha tante ragioni d’essere e non viene concesso a caso ma solo previa opportune verifiche. In caso contrario, chi ne starebbe beneficiando senza averne diritto starebbe compiendo un reato in piena regola, perseguibile dalla Legge. C’è comunque molto altro da dire in proposito.
Sussidio di disoccupazione, la lamentela di chi offre posti di lavoro
Premesso che ristoratori e gestori di strutture turistiche sono alla costante ricerca di camerieri, barman, cuochi, pizzaioli, bagnini, addetti alle pulizie, bisogna anche dire che in diverse circostanze i candidati per ricoprire tali posizioni si sentono fortemente sviliti, tra mancate tutele, iper lavoro che va ben oltre le consuete 8 ore al giorno previste, mancanza di garanzie assicurative e previdenziali, pagamenti in nero e stipendi sottopagati.
Tutte cose che certi gestori ed i ristoratori disonesti naturalmente omettono di dire. Queste cose diventano invece di dominio pubblico dopo le denunce di ragazzi che invece di voglia di lavorare ne hanno eccome. Specialmente per mettere a frutto eventuali titoli di studio e qualifiche conseguite. Od anche solo per cominciare a maturare un reddito, a diventare indipendenti e con il desiderio di mettere da parte qualcosa per la pensione.
Alla fine ci sta anche che gli esercenti si lamentino, perché per fortuna non mancano anche molte persone oneste in tal senso. Come spesso accade in questi casi, la verità sta nel mezzo. Ma è pur vero che, se le condizioni lavorative fossero sempre quelle previste dalla legge, ci sarebbe molta meno crisi di personale. E non ci sarebbe l’abuso alla necessità di dovere ricorrere a sussidi statali per ragazzi magari neolaureati, che stanno ancora studiando o che semplicemente vorrebbero lavorare ma non possono.
Fatto sta che la situazione è decisamente difficile. Per ogni Regione si riscontra una mancanza di figure professionali richieste nell’ordine delle decine di migliaia. Oltre a chi decide di avvalersi dei sussidi di disoccupazione piuttosto che lavorare da sottopagato (e comunque anche in questo caso non mancano i fannulloni, n.d.r.) ci sono anche altri che scelgono altre strade. Come il cercare professioni alternative od emigrare all’estero.
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Un grosso guaio per tutta l’economia
Le associazioni degli esercenti di turismo e ristorazione fanno sapere di essere alla ricerca di lavoratori cui offrire contratti stagionali, ben pagati e con tutte le tutele del caso. Ma anche in questo caso si fa molta, molta fatica a trovare gente da assumere.
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E si ritorna anche a criticare il Reddito di cittadinanza, il cui funzionamento prevede un periodo di sostegno economico mensile salvo poi terminare con l’obbligo di accettare una posizione occupazionale tra quelle disponibili, con la possibilità di potere rifiutare in una circostanza.
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Anche in questo caso evidentemente ci sono delle storture da risolvere. Ma nel frattempo le diverse situazioni negative presenti sia dal lato degli esercenti che della forza lavoro potenzialmente disponibile ha portato ad una situazione di forte immobilismo, che porta anche ad una grossa serie di mancati introiti e di ricavi. Con danni a cascata per tutta l’economia italiana. Tra pandemia, guerra e crisi energetica, rilanciare il comparto si fa sempre più difficile.