Gli esperti hanno identificato ciò che influenza l’attività degli acidi nello stomaco: scopriamo se è possibile fermare l’infiammazione intestinale.
Avere dolore o fastidio a livello intestinale di tanto in tanto è più che normale. Ci sono molte ragioni per il quale lo si ha, e vanno da un’infezione a malattie o disturbi del sistema digestivo. Uno dei disturbi intestinali più gravi è la malattia infiammatoria intestinale (IBD), anche se non è molto comune, spiegano gli specialisti del National Institutes of Health (NIH). Le IBD si verificano quando le cellule del sistema immunitario dell’intestino reagiscono in modo eccessivo a una minaccia percepita per il corpo.
Spesso, quella minaccia è rappresentata dai normali batteri che compongono il microbioma, una serie di creature microscopiche come batteri, funghi e virus, che vivono nell’intestino. È questa reazione eccessiva che può portare a danni al tratto digestivo. Si possono distinguere due tipi principali di IBD: la colite ulcerosa e la malattia di Crohn.
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Infiammazione intestinale: come fermarla secondo gli esperti
Le ricerche precedenti si sono concentrate su come gli acidi biliari prodotti dal fegato lavorano per aiutare ad assorbire il cibo che mangiamo. Ma, secondo una serie di nuovi studi della Harvard Medical School (HMS), queste sostanze che dissolvono i grassi e le vitamine giocano anche un ruolo importante nell’immunità e nell’infiammazione intestinale.
Questo avviene perché regolano l’attività delle cellule immunitarie chiave legate a una varietà di condizioni infiammatorie intestinali, come la colite ulcerosa e la malattia di Crohn. Il lavoro mostra anche che la presenza e l’attività di questi batteri e le molecole immunitarie che producono, sono notevolmente ridotte nei pazienti affetti da malattie infiammatorie intestinali.
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I risultati delle ricerche hanno fornito, quindi, una nuova comprensione meccanicistica su come questi batteri funzionano per mediare la regolazione immunitaria nell’intestino. I ricercatori hanno testato topi e campioni di feci umane. I loro risultati hanno rivelato l’identità di tre attori microbici critici in questa cascata e i geni batterici che regolano la modifica degli acidi biliari. Inoltre, hanno scoperto che i campioni intestinali di pazienti con malattie come la colite ulcerosa o il morbo di Crohn, hanno livelli nettamente inferiori sia di molecole anti-infiammatorie che di geni batterici responsabili della loro produzione.