Non tutti i carrelli sono uguali, ce ne sono di grandi e di piccoli, ma ci sono anche quelli che ci fanno risparmiare durante la spesa e quelli che invece ci fanno spendere più dovuto.
Nei carrelli della spesa possiamo metterci ciò che vogliamo e in questi casi il libero arbitrio andrebbe bannato perché potrebbe rivelarsi molto pericoloso, non solo per il nostro benessere ma anche per il nostro portafogli.
Quando ci aggiriamo tra le corsie e gli scaffali del supermercato potremmo fare cose di cui a casa potremmo pentirci. Come ad esempio comprare una quantità spropositata di schifezze, soprattutto se ci troviamo in fase pre-mestruale. Oppure acquistare un prodotto perché la pubblicità ci ha convinto della sua qualità che in realtà lascia molto a desiderare.
Dunque, se a prima vista i carrelli della spesa possono risultare tutti uguali, i conti è meglio farli dopo, solo quando il carrello sarà pieno. Ma quindi come riconoscere il carrello in grado di farci risparmiare? Scopriamolo insieme.
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I carrelli sono diversi non solo quando sono pieni ma anche vuoti. E in base alle loro differenze strutturali potremmo spendere di più o di meno. Vi sembra assurdo? Eppure c’è uno studio che lo dimostra. Il team di ricercatori della City University di Londra ha indagato il problema mettendo a confronto i carrelli classici, quelli che conduciamo mettendo le mani sul maniglione orizzontale, con quelli che presentano due maniglie laterali e parallele al carrello.
Ma come questa piccola differenza strutturale può incidere sulla nostra spesa? È presto detto. In principio i ricercatori avevano pensato che il fatto di dover manovrare i carrelli con le maniglie distogliesse in qualche modo il consumatore dagli scaffali inutili, concentrandosi piuttosto sull’azione in sé, ossia spingere il carrello facendo attenzione alla sua corretta direzione.
In realtà i dati hanno poi dimostrato che sono i carrelli classici a farci risparmiare (addirittura fino al 25% in meno). Questo perché per muoverli attiviamo i tricipiti, che il cervello interpreta come “muscoli del rifiuto”, perché li associa a quel gesto che mettiamo in atto quando vogliamo scacciare via qualcosa. Poiché la mente ha davvero un potere enorme sul nostro corpo (ne abbiamo parlato proprio di recente analizzando i disturbi psicosomatici che la mente è in grado di generare), quando utilizziamo questi muscoli ci mettiamo nella condizione di trattenerci dagli acquisti inutili, senza esserne consapevoli.
I muscoli che invece attiviamo per spingere i carrelli con le maniglie parallele sono i bicipiti, che ci servono anche per stringere o avvicinare qualcosa a noi. Ecco perché i ricercatori li hanno soprannominati “i muscoli dello shopping”. Ora che finalmente abbiamo scoperto il motivo che ci spinge ad attrarre verso di noi gli oggetti, cerchiamo di utilizzare i muscoli nel modo giusto. Il nostro fisico e il nostro portafogli ci ringrazieranno!