I ricercatori hanno trovato una correlazione tra livelli di colesterolo e glucosio nel sangue all’età di 35 anni e l’Alzheimer. Ecco cosa hanno scoperto.
Quando si è giovani, non si pensa alle malattie della “vecchiaia”, tuttavia prestare attenzione ai livelli di colesterolo, della glicemia e dei livelli di grasso nel sangue è un buon investimento per il proprio futuro. Aumentare il colesterolo buono di 15 mg, per esempio, riduce il rischio di demenza del 18%. L’Alzheimer è la forma più comune di demenza e 30 milioni di persone nel mondo ne sono affette. I livelli di colesterolo HDL (buono), trigliceridi e glucosio all’età di 35 anni sono un buon indicatore delle possibilità di sviluppare la malattia di Alzheimer in futuro.
Lo afferma uno studio condotto dai medici della Boston University. La ricerca ha constatato infatti che: aumentare il colesterolo HDL di 15 mg/dl, è associato a un rischio inferiore del 15,4% di contrarre l’Alzheimer tra i 35 e i 51 anni e del 17,9% tra i 51 e i 60 anni. Mentre aumentare il glucosio di 15 mg/dl, aumenta il rischio di demenza del 14,5%.
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Controllare i livelli di colesterolo e glucosio incidono sull’Alzheimer
Gli stessi autori ammettono che non è la prima volta che questi fattori di rischio cardiovascolare sono stati correlati alla malattia di Alzheimer. I fattori di rischio cardiovascolare influenzano il metabolismo del cervello prima che i sintomi del processo neurodegenerativo appaiono. La novità del recente studio della Boston University è che è il primo rapporto di un’associazione tra Alzheimer e HDL, trigliceridi e livelli di glucosio misurati in individui cognitivamente normali durante la prima (35 a 50 anni) e media (51 a 60 anni) età adulta. Cioè, in persone giovani e sane, quando non sono nemmeno sospettate di sviluppare la demenza.
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Gli autori sostengono che un’attenta gestione di questi fattori dall’età di 35 anni può ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e diabete, così come il morbo di Alzheimer. Come è noto, la malattia di Alzheimer è incurabile, quindi l’unica opzione è cercare di rallentarla, e agire sui fattori di rischio cardiovascolare, sembra essere un’ottima strategia.