Secondo lo studio di una psicologa inglese, il giardinaggio comporta benessere e benefici a livello psicologico: il giardino è una specie di medicina.
Secondo lo studio di una psicologa inglese, il giardinaggio comporta benessere e benefici a livello psicologico: il giardino è una specie di medicina. La psicologa Sue Stuart Smith, autrice del libro The Well Gardened Mind: The Restorative Power of Nature, illustra bene il perché, prendersi cura del giardino, allevi lo stress mentale. Insomma, il giardinaggio, nella visione della dottoressa, comporterebbe effetti curativi per il nostro fisico.
Curare il giardino e stare in mezzo alla natura allevia lo stress. Ma questa non è certo una novità, la natura trasmette benessere, serenità e armonia. Non a casa, molti pazienti affetti da depressione e da varie patologie dolorose, vengono trasferiti in zone verdi, a contatto con la vegetazione. È quasi un bisogno atavico e ancestrale, che riporta l’uomo indietro nel tempo, alla sua origine.
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Origine dell’uomo: contatto con la natura, giardinaggio come forma di benessere
L’uomo ha bisogno di staccare dalla città, dalla frenesia del mondo contemporaneo, e di tornare indietro. Per farlo deve stare a contatto con la natura. Praticare il giardinaggio significa fare lavori domestici all’aperto, ma non solo, è una vera e propria filosofia. Nel giardinaggio, afferma la dottoressa, vi è condensato il senso della speranza, dell’attesa e della vita. In effetti, come concetto non è certo sbagliato. Lavoriamo la terra per far crescere le piante.
Nel nostro lavoro nutriamo speranze di crescita e diamo vita alla vegetazione. I semi e la semina sono una sorta di rito magico, in un semino, piccolo, c’è il segreto della vita. È un po’ come un feto nella pancia della mamma. Con la diffusione della pandemia, in tutto il mondo c’è stata una corsa ai semi. Tutti si sono dedicati alla cucina e al giardinaggio, per trascorrere il tempo.
In un periodo delicato come questo, il giardinaggio offre un’ancora di salvezza. Nutriamo, ci prendiamo cura dei semi e li osserviamo dare vita alle piantine. Portiamo nel mondo qualcosa di nuovo, una nuova vita. Veder crescere fiori e piante porta benessere e rasserena l’animo. La psicologa Stuart Smith ha, inoltre, collaborato al progetto Green House, assistendo i detenuti del carcere. Questi sono stati messi a lavorare al giardino, riscontrando numerosi benefici a livello psicologico.
Conforto e meditazione nel giardinaggio
Il giardinaggio è dunque conforto e meditazione, ma è anche una ricompensa per il lavoro svolto. Coltivare frutta e ortaggi sono doni della natura, la quale ricambia per il lavoro e per la pazienza messi a disposizione. Ciò rende felici e soddisfatti. La creatività umana al servizio della natura è molto terapeutica, ma è una sfida, dato che non abbiamo il pieno controllo sulla natura.
Non si tratta soltanto di un hobby, ma di una vera disciplina che ci mette in relazione col creato. Una sfida contro il maltempo, contro i parassiti, con le varie tecniche, è un po’ come affrontare le insidie della vita stessa. Quando si riesce nell’intento, si riceve qualcosa in cambio: bellezza e cibo. Attraverso il lavoro si migliora se stessi e si migliora la biodiversità.
La natura è bellezza, la bellezza è una terapia per il benessere, equilibrio interiore. Ad esempio, in una università è stato condotto un esperimento molto interessante. Gli studenti sono stati suddivisi in due gruppi: uno è stato portato a camminare nella natura, l’altro in città. Il giorno seguente, tutti e due i gruppi hanno eseguito lo stesso test in classe. Coloro che sono stati a contatto con la natura hanno ricevuto risultati decisamente più brillanti rispetto agli altri.
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Nel verde abbandoniamo ogni energia negativa e depressiva, ci sentiamo subito meglio, proviamo un senso di calma interiore. Il giardino ci fa percepire la caducità della vita e ci fa comprendere il ciclo dell’esistenza. È consolante. Ad esempio, i pazienti che la psicologa ha seguito, hanno notato tanti benefici grazie al lavoro del compost. Questo perché il compost è materia organica morta, alla quale loro hanno ridato vita. Sembra un principio banale, ma per le persone che soffrono e malate ciò assume tutt’altro significato.