Situazioni particolari che sono legate alle nostre affermazioni su Whatsapp, Facebook e simili potrebbero avere delle conseguenze gravi, in quali casi.
Whatsapp e social network vari sono diventati un pò lo specchio di quello che siamo. Nel tempo libero, e di sovente anche sul lavoro, siamo soliti pubblicare frasi, foto e video di ciò che riflette la nostra personalità e di quel che scriviamo.
Ma dobbiamo ricordarci di dovere fare sempre attenzione a quello che scriviamo. Perché potrebbe ritorcersi contro di noi, ed a livelli di gravità di tutti i tipi. Per dire, la nostra candidatura ad un posto di lavoro potrebbe realisticamente risentire in negativo di una frase scritta anche solo per gioco sui social network, su Whatsapp e simili.
Infatti le aziende compiono spesso delle ricerche sui potenziali aspiranti nuovi dipendenti. E se dovesse sorgere qualcosa di controverso…le faremo sapere e quella è la porta. Tra l’altro anche l’Agenzia delle Entrate ora si avvale dei social network per capire se un contribuente risulta in regola.
Whatsapp, social e simili, cosa succede con la legge
La foto o il video di una fuoriserie, di una casa con piscina o di una vacanza di lusso cozzerebbe con elevate probabilità con quella che potrebbe essere una dichiarazione dei redditi quantomeno sospetta. I consigli in questo caso sono due: dobbiamo essere sempre onesti e rispettare la legge, e dobbiamo stare attenti a cosa mandiamo online che potrebbero essere riconducibili direttamente a noi.
Non a caso anche in aula di tribunale sms, post social, e-mail, foto e video possono rappresentare delle prove a favore o a discapito in sede di un dibattimento fra due parti contrapposte. Poi ci sono firma elettronica digitale e posta elettronica digitale che sono dotate di una ulteriore legittimità in tal senso.
Ad ogni modo, occhio a contestare questo o quel personaggio, sia che si tratti di un ente o di una figura pubblica che di un nostro conoscente che mal tolleriamo. Potremmo pagarne le conseguenze in maniera seria.
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Le sentenze della Cassazione e del TAR
Su Whatsapp invece come stanno le cose? Qui e nel caso di altre chat private sparlare di qualcuno non dovrebbe rappresentare un qualcosa tale da esporci a delle ripercussioni gravi.
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E questo perché ci sono delle sentenze che fanno da precedenti e che affermano come il reato di diffamazione, per essere tale, deve raggiungere un numero di persone ritenuto sufficientemente alto, seppur non determinato.
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Tra l’altro, nonostante la Corte di Cassazione ritenga che sia illegale pubblicare conversazioni private a prescindere dalla fonte di origine delle stesse, per il TAR risulta invece legittimo se a farlo è uno dei partecipanti di suddette conversazioni, per informare la parte lesa.