Un nuovo studio ha affermato che in realtà il colesterolo alto non aumenta il rischio di infarto ed ictus, ma vediamo tutti i dettagli.
Si discute da sempre nel mondo della medicina e della scienza su cosa faccia bene al cuore e cosa no. Uno degli elementi che si sente spesso dagli esperti è il colesterolo, come causa di malattie cardiache. Il colesterolo viene prodotto dal nostro organismo in parte, mentre molto viene assorbito dagli alimenti. Si parla di una sostanza grassa che si divide in colesterolo buono e colesterolo cattivo.
Da sempre ci è stato detto, attraverso numerosi studi, che un aumento del colesterolo cattivo (LDL) nel sangue è causa di malattie cardiovascolari e cardiache come infarti ed ictus. La placca che si forma nelle arterie potrebbe ostruire un passaggio, l’ossigeno non arriva più a cuore o cervello. Invece, c’è un cambio di rotta perchè uno studio recente afferma che il colesterolo alto non aumenta il rischio di infarto.
POTRESTI LEGGERE ANCHE >>> Infarto: l’abitudine che raddoppia il rischio
Vediamo qui di seguito tutti i dettagli di quest’ultimo studio su questo argomento e che cosa hanno dichiarato gli scienziati che hanno condotto le ricerche e le indagini.
Colesterolo alto non aumento il rischio di infarto: lo studio
Lo studio di cui stiamo parlando arriva dalla Medicine and Health Sciences del Royal College of Surgeons in Ireland. La ricerca ha preso come punto di partenza il fatto di usare le statine, un gruppo di farmaci, per abbassare il colesterolo cattivo. Questa pratica è ormai molto diffusa in tutto il mondo in modo da abbassare il rischio di infarto ed ictus.
Ma i ricercatori hanno affermato che le statine sono praticamente inefficaci sul ridurre il rischio di infarto ed ictus, quindi malattie cardiache e cardiovascolari. Secondo loro ci sono altri fattori di rischio personali che vanno ad aumentare questi rischi. In pratica, hanno dichiarato che la correlazione tra colesterolo cattivo e rischio infarto non è così forte come si è sempre pensato.
POTRESTI LEGGERE ANCHE >>> Infarto: la pianta cha fa bene al cuore che aiuta a combattere l’ipertensione
Insomma, questo nuovo studio ha posto dei dubbi su quello che si credeva fino a questo momento. Per cui sono in atto altri approfondimenti e studi com’è giusto che sia. Determinare con precisione i fattori di rischio e che cosa è efficace e cosa non lo è ha conseguenze sui trattamenti previsti in futuro per curare questo tipo di patologie.