Per colpa della guerra in Ucraina l’inflazione è aumentata in maniera ulteriore ed il potere di acquisto è calato. Per quando tempo ancora andrà avanti.
Guerra in Ucraina, le conseguenze del conflitto armato immotivatamente scatenato dalla Russia si stanno facendo sentire anche a livello internazionale. Le ripercussioni dirette si hanno con una fuga di massa che ha portato milioni di cittadini ucraini alla volta di altri Paesi europei, Italia compresa.
Poi, sul piano economico, sempre la guerra in Ucraina ha provocato un crollo delle esportazioni ed una conseguente scarsità di beni specifici, come l’olio di semi di girasole, il mais ed il grano. I primi due venivano esportati nel nostro Paese e nel resto dell’Unione Europea da Kiev, mentre Mosca era il principale fornitore di grano.
E come se non bastasse, le pesanti ripercussioni della guerra in Ucraina sono ben presenti purtroppo anche in ambito finanziario. Questa cosa ha portato l’inflazione a salire in maniera ulteriore ed a generare un carovita ancora più marcato.
Guerra in Ucraina, sale l’inflazione da noi: il motivo
Ad oggi il livello inflazionale si attesta sul 6%, come non avveniva dal 2008. Questo vuol dire che il potere di acquisto è calato, a fronte di stipendi che sono rimasti immutati.
Ed è ovviamente una pessima notizia. I beni che potevamo acquistare con cento euro di spesa sono in maniera ridotta rispetto a quello che tale cifra ci consentiva di comprare prima di questa crisi fatta di rincari e di congiuntura sfavorevole.
La medesima problematica la si riscontra con i conti corrente. Infatti una cifra in deposito non ha lo stesso valore di un anno fa, a meno che non si faccia ricorso a dei tassi di interesse legittimati. Purtroppo non ci sono sentori di un miglioramento all’orizzonte. Almeno per tutto il 2022 la situazione dovrebbe restare immutata.
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Gli strascichi saranno tanti e nel lungo periodo
Ed anche con la fine della guerra in Ucraina ci saranno delle conseguenze che si trascineranno per anni. Ad esempio l’isolamento che la Comunità Internazionale infliggerà alla Russia finché ci sarà Putin al potere avrà il proprio peso sulle relazioni commerciali ed anche in altri aspetti.
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Tra l’altro non bisogna dimenticare che la Russia esporta anche ingenti quantità di petrolio e di gas. Ad oggi Mosca sta utilizzando il deterrente della paura in questo business. Paura che all’improvviso possano chiudersi i rubinetti ed i gasdotti.
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Per questo i principali fornitori europei hanno intensificato il passaggio di queste fonti di energia a fronte di un prezzo molto più elevato rispetto al solito. E che va a tutto vantaggio dei russi.