I lavoratori della categoria hanno concluso una terribile settimana di sciopero dei pescherecci. Gravi i motivi e gravi le conseguenze, serve un aiuto concreto.
Sciopero dei pescherecci, siamo giunti alla fine della settimana di protesta – ma che sa anche di scelta forzata – da parte della categoria. Ed il motivo è da ricondurre, come in altre situazioni, nel caro carburanti raggiunto in questi giorni.
Se l’aumento dei prezzi di diesel e benzina ha toccato tutti i cittadini appartenenti a qualunque categoria che presupponga l’impiego di carburanti – dal camionista all’impiegato che deve raggiungere l’ufficio – anche chi va in mare aperto ogni notte sente come suo il problema. Lo sciopero dei pescherecci è motivato proprio dall’inusitata salita alle stelle dei prezzi del gasolio.
La situazione è tremenda e richiede dei provvedimenti nell’immediato. Si attendono provvedimenti da parte del Governo Draghi in tal senso, per impedire che il prezzo di benzina e diesel aumenti ancora.
Ad oggi ci troviamo ad una media di 2,1 euro al litro per entrambi i carburanti, ma già in alcune parti si vedono un pericoloso 2,3 o 2,4 euro al litro. E lo sciopero dei pescherecci ha le sue gravi conseguenze intanto.
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Sciopero dei pescherecci, situazione estremamente critica
Anzitutto c’è un collegamento diretto con quello degli autotrasportatori, che da più parti hanno rallentato o ridotto le forniture. Per via di questo, c’è stato un aumento del costo del pescato nei consueti punti vendita, stimato attorno al 50% addirittura.
In soldoni, una imbarcazione impiegata per la pesca necessita ora di 1200 euro di pieno di carburante, a fronte dei 700 euro precedenti. Siamo molto pericolosamente prossimi ad un raddoppio dell’esborso, ogni volta che si va in mare.
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Per molti addetti ai lavori sarebbe operare in perdita, senza contare che poi ci sono anche altre spese da sommare a ciò. E da qui parte tutta una serie di reazioni negative a catena.
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Che presuppone la forte riduzione delle uscite in mare dei pescherecci italiani e l’aumento delle esportazioni di prodotti ittici dall’estero. Il tutto sempre con un forte aumento del prezzo di vendita. La crisi riguarda soprattutto il pesce di media e grossa taglia, praticamente introvabile in questi giorni se si eccettua per l’appunto quello esportato. Ed ora davvero più che mai è necessario che lo Stato intervenga in maniera concreta.